Sara’ chiusa formalmente oggi
l’inchiesta della Procura di Parma sul crac di Parmalat che ipotizza, fra gli altri, i reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e false comunicazioni sociali: dopo poco meno di un anno e mezzo d’indagine, i Pm depositeranno l’avviso di fine indagine per Calisto Tanzi e altre 70 persone, soprattutto ex amministratori ed ex manager del gruppo di Collecchio.
Nei 18 capi d’imputazione raccolti nell’atto, lungo un’ottantina di pagine, vengono riassunti nei particolari tutti gli episodi criminosi individuati dalle indagini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bologna.
Soprattutto vengono contestate le innumerevoli distrazioni che contribuirono ad affondare Parmalat: milioni di euro che finirono nelle tasche di singoli ex manager o in quelle delle societa’ turistiche dell’impero Tanzi. Circa 45 persone, fra cui Calisto Tanzi e i suoi piu’ stretti collaboratori dovranno rispondere di associazione per delinquere. La bancarotta fraudolente e’ contestata a circa 50 persone.
Nell’avviso, che solitamente precede la richiesta di rinvio a giudizio, non figurano banchieri.