Aumenta il consumo di pasta in Italia. Nel 2004 le famiglie italiane ne hanno messo in tavola oltre 1,6 milioni di kg in più rispetto all’anno precedente. Per la prima volta dopo anni di progressiva riduzione dei consumi, dunque, la pasta torna a crescere sulle tavole degli italiani.
E’ quanto afferma la Coldiretti, sulla base di una analisi su dati Ismea-Ac Nielsen, sottolineando che ”alla ripresa degli acquisti familiari si accompagna una crescita di interesse anche nei pranzi fuori casi dove il primo piatto di pasta è il più scelto con i due terzi dei consensi”.
Nei consumi familiari gli italiani preferiscono la pasta di semola normale che rappresenta l’81% del milione di tonnellate di pasta (1.049.336 tonnellate nel 2004) complessivamente acquistata, mentre al secondo posto c’è la pasta secca all’uovo (5%), quella fresca ripiena (4%) e fresca confezionata (4%).
Dal punto di vista economico – secondo la Coldiretti – la spesa domestica per la pasta è risultata pari complessivamente a quasi 1,8 miliardi di Euro indirizzata per quasi la metà (47%) all’acquisto di pasta di semola normale che risulta la più conveniente.
”A favorire la ripresa dei consumi di pasta – sostiene la Coldiretti – hanno contribuito certamente i recenti studi medici sugli effetti benefici per la salute che hanno rilanciato anche nelle famiglie italiane il valore della dieta mediterranea che le mode alimentari del fast food rischiavano di far abbandonare. Dal punto di vista nutrizionale la pasta di grano duro è un alimento ricco di carboidrati che esercitano un’azione calmante, antidepressiva e di concentrazione ed inoltre ha un buon contenuto di proteine, basso contenuto di grassi e una forte presenza di sali minerali tra cui predominano potassio e fosforo”.
Ma a favorire nel 2004 gli acquisti di pasta da parte degli italiani ha contribuito anche il contenimento dei prezzi che secondo i dati Ismea AcNielsen si sono ridotti in media dell’1,5%. Una debole flessione -dice Coldiretti- se si tiene conto del crollo eccezionale di oltre il 30% che si è verificato nel prezzo riconosciuto agli imprenditori agricoli per la produzione di grano duro che è sceso ad un livello di 12 centesimi per chilo di prodotto e ha messo a rischio il futuro della coltivazione in molte aree.
La riforma della Politica agricola comune unitamente alla contrazione dei prezzi di mercato hanno favorito la diversificazione degli investimenti colturali e la coltivazione del grano duro dovrebbe collocarsi nella campagna in corso su una superficie di circa 1.300.000 ettari con una riduzione del 27-28% rispetto all’anno precedente che aveva registrato una produzione record di 5,5 milioni/tonnellate.
Il consumo nazionale di pasta alimentare per persona è di tre volte superiore a quello di uno statunitense, di un greco o di un francese, cinque volte superiore a quello di un tedesco o di uno spagnolo e sedici volte superiore a quello di un giapponese. E i principali consumatori di pasta sono gli abitanti delle regioni del sud e delle isole con il 40 per cento seguiti da quelli del centro (23 per cento) e del nord ovest (23 per cento) ciascuno e da quelli del nord est (14 per cento).