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Prezzi: Coldiretti E.R., su frutta anche meno 50% in 10 anni

Nel 2004 in Emilia-Romagna, il prezzo pagato ai produttori agricoli per i loro prodotti è stato inferiore a quello pagato dieci anni fa anche con punte attorno al 50%. L’andamento è stato “particolarmente evidente nel settore ortofrutticolo dove nella scorsa campagna i produttori hanno incassato prezzi inferiori ai quelli del 1995”.

E’ quanto rileva, nel giorno dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto per le misure urgenti contro la crisi del mercato ortofrutticolo, un’analisi di Coldiretti Emilia-Romagna basata sui prezzi medi di alcuni prodotti ortofrutticoli negli ultimi dieci anni nella maggiore regione ortofrutticola italiana. Tra quelli presi in esame, gli unici prodotti che hanno fatto registrare un aumento sono le pere (+12,1%), le patate (+2,86%), i meloni (+13,3%), e il settore delle zucche e zucchine (+10%), con aumenti che Coldiretti definisce “irrisori, ben lontani dal tasso di inflazione che nel decennio 1995/2004 è stato, secondo l’Istat, del 23,9%”. Per alcune delle principali produzioni ortofrutticole emiliano romagnole, rileva Coldiretti, i produttori hanno percepito prezzi molto al di sotto di quelli del 1995: -56% per le nettarine, -51% per le albicocche, -44% per le pesche, -23% per i cocomeri, -24% per gli asparagi.

“Da questi dati – commenta il presidente di Coldiretti regionale, Mauro Tonello – emerge chiaramente quale grave situazione si trovano ad affrontare gli imprenditori agricoli: percepiscono prezzi sempre più bassi per i loro prodotti, mentre i costi dei mezzi di produzione (gasolio, macchine, manodopera) aumentano al passo con l’inflazione. In più, anche se i prezzi all’origine sono al di sotto del tasso inflattivo, in realtà il consumatore non se ne accorge perché i prezzi finali dei prodotti ortofrutticoli sono aumentati ampliando ancora di più la forbice tra i prezzi alla produzione e quelli al consumo”.

Secondo Coldiretti è necessario “riequilibrare i rapporti interprofessionali tra imprese agricole, industria, distribuzione e consumatori con accordi e controlli per verificare i margini di ricarico dei prezzi, in modo che i cittadini possano avvantaggiarsi di prezzi più contenuti che incentivino la ripresa dei consumi”. Contemporaneamente – sostiene Coldiretti – è necessario promuovere tutte le iniziative necessarie perché gli imprenditori agricoli possano ottenere prezzi adeguati e remunerativi, anche per evitare che colture specializzate, come quelle ortofrutticole vengano abbandonate, rendendo più povera l’agricoltura italiana.
















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