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Prezzi: Coldiretti, a gennaio nei campi è ‘deflazione’

“Nel mese di gennaio i prezzi all’origine pagati agli imprenditori agricoli per la frutta sono calati del 17% mentre quelli di verdure e ortaggi di quasi il 27%, rispetto allo scorso anno”. E’ quanto afferma la Coldiretti, in occasione dell’annuncio Istat sul calo dell’inflazione nel mese di gennaio, sulla base delle medie elaborate sulle rilevazioni dell’Osservatorio prezzi del Governo nelle prime tre settimane del mese di gennaio.

Una tendenza – precisa la Coldiretti – che non riguarda solo gli alimenti base dei “vegetariani” con andamento tipicamente stagionale, ma anche le carni. I prezzi medi alla produzione del maiale destinato alle produzioni di qualità dalla fine di novembre alla fine di gennaio, secondo i dati Ismea, sono diminuiti – continua la Coldiretti – del 23% passando da 1,32 a 1,01 euro al chilogrammo, ben al di sotto del costo di produzione, senza peraltro che sia calato il prezzo per il consumatore finale. Occorre – sottolinea la Coldiretti – più trasparenza sulla formazione dei prezzi e sull’origine dei prodotti commercializzati come è evidente dal fatto che quattro prosciutti su cinque venduti in Italia provengono da maiali stranieri, ma non si vede. Sui circa 50 milioni di prosciutti venduti in Italia, ben 40 milioni sono il risultato della lavorazione in Italia di cosce di maiale importate soprattutto da Olanda, Danimarca, Francia, Spagna e Germania e l’unica garanzia per il consumatore che intende comprare prosciutto Made in Italy è – precisa la Coldiretti – verificare la presenza del marchio d’origine comunitario (Dop) o da quello del consorzio di tutela: i prosciutti di Parma, Modena, San Daniele, Berico-Euganeo, Toscano e Carpegna.

Serve l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta per tutti i prodotti ma anche – continua la Coldiretti – un riequilibrio nei rapporti interprofessionali tra imprese agricole, industria, distribuzione e consumatori con accordi e controlli per la verifica dei margini, in modo che i consumatori possano avvantaggiarsi di prezzi di vendita contenuti e gli imprenditori agricoli siano remunerati con prezzi adeguati per evitare che, come è purtroppo avvenuto si verifichino riduzioni insostenibili con valori inferiori ai costi di produzione. Nel 2004 – ricorda la Coldiretti – i prezzi alla produzione dei prodotti agricoli italiani sono diminuiti del 5% raggiungendo livelli mediamente più bassi rispetto a quelli di dieci anni fa. Una riduzione – precisa la Coldiretti – per quasi tutti i prodotti con cali più accentuati per le verdure (-17%), i vini (-10%), i fiori (- 9%), polli e conigli (-8%), ma con diminuzioni che si sono verificate nelle coltivazioni e negli allevamenti secondo i dati dell’Ismea. Una grave crisi di mercato che – conclude la Coldiretti – colpisce il settore agricolo proprio in una fase di grande cambiamento a sostegno della competitività del Made in Italy non si può sottovalutare ed è fondamentale che gli impegni presi dal Governo per interventi strutturali di sostegno e rilancio del settore vengano rispettati.

















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