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Il suicidio di Francesco Pastoia

Francesco Pastoia si sarebbe impiccato con il lenzuolo alle sbarre della finestra della sua cella dove era in isolamento. Secondo quanto si è appreso, è stato trovato appeso alle sbarre alle 6.05 di questa mattina da una guardia carceraria appena entrata in turno, vale a dire solo cinque minuti dopo l’ultimo controllo al quale tutto era
apparso regolare.

Alle 6, infatti, l’agente che stava per smontare lo aveva controllato vedendolo sdraiato sulla sua
branda a dormire. La guardia che lo ha trovato impiccato ha immediatamente chiamato aiuto e insieme ai rinforzi giunti nella cella al piano
terreno, a quanto risulta l’unica occupata in quell’ala del carcere, ha sollevato il corpo adagiandolo sul letto cercando di rianimare Pastoia anche gettandogli acqua in viso. E’ stato quindi avvertito il Pm di turno, dottoressa Natalini, che si è subito recata in carcere insieme al procuratore aggiunto Manfredi Luongo per un sopralluogo nella cella.
La Procura ha già disposto l’autopsia, gli esami
tossicologici e accertamenti ematochimici sul corpo di Pastoia per accertare che si sia trattato effettivamente di un suicidio.

Nel frattempo è stata disposta anche un’inchiesta amministrativa interna al carcere.
Il procuratore aggiunto Manfredi Luongo, che al termine del sopralluogo ha parlato di un “suicidio al 90%”, e la sua giovane collega sono giunti nel carcere di Modena alle 7.30, trovando il corpo di Pastoia già rimosso e adagiato sulla brandina. Ai due magistrati è stato riferito che al momento del
ritrovamento del cadavere appeso alle sbarre con tre nodi scorsoi, Pastoia, che era alto circa 1 metro e 65, era sollevato da terra di una decina di centimetri.
In attesa dei risultati dell’autopsia e delle analisi
tossicologiche per accertare l’ eventuale presenza di veleno o altre sostanze, un primo esame medico – ha riferito il dottor Luongo – ha rilevato un segno sotto il mento di Pastoia e uno più laterale che indicherebbero un’ impiccaggione ‘soft’
rispetto alle tracce lasciate da una corda legata al collo, segni quindi compatibili con l’uso del lenzuolo. Intanto la Scientifica sta passando al setaccio il cestino dei rifiuti e l’intera cella occupata dal sicario delle cosche, che a quanto risulta non ha lasciato biglietti. Pastoia era cardiopatico e da
lunedì notte, quando è finito in carcere in seguito al maxi blitz che ha portato al fermo di 50 persone, era seguito da un medico e da una psicologa del penitenziario di Modena, i quali hanno riferito agli inquirenti che in questi giorni il boss mafioso non aveva manifestato segni premonitori di un gesto del genere.

Già questa mattina il Procuratore aggiunto di Modena ha sentito per telefono il capo della Procura di Palermo Piero Grasso, al quale ha riferito i primi passi dell’inchiesta sulla morte di Pastoia, che comunque per gli inquirenti siciliani
aveva più di un motivo per compiere un gesto estremo. Nel provvedimento di fermo che lunedì notte lo ha portato in carcere, il boss che per molti anni ha organizzato la latitanza di Provenzano aveva avuto infatti modo di leggere le centinaia
di intercettazioni di cui non si sarebbe mai aspettato: nelle registrazioni Pastoia rivela, involontariamente, di aver violato diverse regole di Cosa nostra e di aver tentato di “prendere in
giro” lo stesso Provenzano su alcuni delitti. Non solo, parlando con un suo amico, confessa involontariamente di aver commesso omicidi senza l’autorizzazione dei capimafia delle zone in cui sono stati effettuati. Secondo gli investigatori questi
comportamenti, svelati dalle sue stesse parole registrate dalle microspie, hanno rovinato la figura di Pastoia agli occhi del superboss latitante.

















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