Oltre 2500 schede informatizzate e corredate di immagini sui beni artistici che si trovano in chiese e parrocchie della Diocesi di Reggio Emilia sono entrate a far parte della documentazione sul patrimonio artistico regionale catalogata dall’ Ibc.
E’ il primo risultato della convenzione firmata dalla Regione Emilia-Romagna e la Diocesi di Reggio Emilia, che dal 2000 ha avviato nel proprio territorio il censimento del patrimonio storico-artistico ecclesiastico promosso dalla Cei in tutte le diocesi italiane, un progetto finanziato con una quota dell’otto per mille e frutto dell’accordo sottoscritto nel ’96 dal presidente della Conferenza episcopale italiana card.Camillo Ruini con l’allora ministro dei Beni culturali Walter Veltroni.
L’inventario ha passato in rassegna finora 172 sui 319 enti parrocchiali della diocesi Reggio-Guastalla, circa 300 edifici in tutto, censendo in chiese, parrocchie e oratori più di 38.000 beni artistici ecclesisatici, che al termine della ricognizione si prevede potranno arrivare ad almeno 100 mila, un patrimonio nascosto e a rischio di andare disperso che attraverso la catalogazione sarà restituito alla conoscenza di tutti, fedeli e non. Conoscenza – ha sottolineato l’assessore regionale alla Cultura Marco Barbieri presentando i primi risultati (2.580 schede) della convenzione insieme al direttore dell’ufficio nazionale della Cei per i beni culturali mons.Giancarlo Santi e a mons.Tiziano Ghirelli, responsabile diocesano dell’inventario – che è la premessa di ogni intervento di conservazione e tutela di questo patrimonio considerato spesso e a torto minore. Si tratta di dipinti, sculture, pianete, tabernacoli e oggetti d’arte orafa, tra cui autentici capolavori da salvaguardare.
Attraverso l’Ibc, la Regione Emilia-Romagna collabora alla campagna di catalogazione in corso nella diocesi reggiana, che ha già sostenuto con un primo contributo di 50 mila euro per il 2004. Seguendo le indicazioni fornite dal gruppo di lavoro congiunto composto dagli esperti dell’Ibc e della diocesi, è stata operata una prima selezione degli edifici ecclesiastici censiti l’anno scorso, tenendo conto dei criteri di omogenietà e completezza territoriale con il patrimonio già catalogato dall’Ibc. Si tratta di 25 fra parrocchie, oratori e chiese soprattutto della zona appenninica ricche di preziosi oggetti liturgici, opere di arte lignea, di un antico patrimonio di sete e altri tessuti ma anche di molti gioielli di arte orafa, testimonianza delle fiorenti botteghe orafe della zona che avevano intensi scambi culturali e artistici con i territori al di là del confine emiliano, in particolare Toscana e Lombardia.
Non mancano neppure interessanti testimonianze pittoriche e scultoree, oltre ai già noti e antichissimi materiali lapidei nei territori matildici.
Tutte le 15 diocesi dell’Emilia-Romagna stanno lavorando al censimento del patrimonio artistico ecclesiastico dei rispettivi territori, ma quella di Reggio Emilia è la prima ad averlo condotto con maggiore sistematicit e nei tempi più brevi aprendo così la strada alla collaborazione con la Regione, una sinergia che in futuro servirà da modello anche per le altre, andando ad arricchire ulteriormente la catalogazione del patrimonio regionale.