Francesco Pastoia, 62 anni, considerato dagli investigatori una delle figure cardine della organizzazione di Provenzano, è stato fermato a Castelfranco Emilia dalla sezione catturandi della squadra mobile di Palermo, i cui uomini sono stati coadiuvati dai colleghi della mobile emiliana.
Pastoia, per gli inquirenti, sarebbe stato in stretti rapporti con il boss latitante, facendo da tramite per i ‘pizzini’, cioè i bigliettini scritti a mano e portati da ‘postini’ fidati, usati da Provenzano per tenere i contatti con i suoi uomini.
Dalle indagini è emerso che Pastoia, già condannato per associazione mafiosa, ha responsabilità nell’omicidio dell’imprenditore Salvatore Geraci, ed è figura centrale nella distribuzione degli appalti e nella riscossione del pizzo imposto a titolari di esercizi commerciali e di imprese della città. Non solo: Pastoia è considerato un vero e proprio ‘vicario’ di Provenzano, una sorta di braccio destro fidato incaricato di tenere i rapporti tra il boss latitante ed i diversi capi mandamento. Pastoia, che all’interno dell’organizzazione godeva di ampia autonomia e potere decisionale, avrebbe in sostanza fatto arrivare a Provenzano le missive dei capi mandamento, e il boss latitante gli avrebbe fatto avere gli ordini dai impartire ai sottoposti.
E’ stato catturato all’alba in una mansarda ben arredata, dove dal 26 dicembre scorso aveva preso residenza, ed è stato accompagnato al carcere modenese di Sant’Anna. Con lui al momento dell’arresto c’era anche la moglie. A Castelfranco Emilia l’uomo si era trasferito dopo aver trascorso qualche anno, sottoposto a misure restrittive della libertà personale, a Parma, nel cui carcere era stato anche detenuto fino al 1993.