“La raccolta differenziata in ogni famiglia di poco più di un chilo di avanzi della tavola prodotti al giorno farebbe ridurre i rifiuti urbani di un terzo e renderebbe disponibili sostanze organiche da restituire al suolo come compost per migliorare la fertilità dei terreni agricoli e la crescita delle piante ed evitare i problemi ambientali determinati dall’abbandono in discarica”.
E’ quanto ha affermato il responsabile ambiente della Coldiretti Stefano Masini all’incontro “Meno rifiuti in città, più qualità in campagna” nel sottolineare che attualmente la raccolta differenziata di sostanze biodegradabili potrebbe quintuplicare passando da due a quasi dieci milioni di tonnellate.
In Italia – ha precisato il responsabile della Coldiretti – vengono infatti prodotti circa trenta milioni di rifiuti urbani all’anno, il 30% dei quali è composto da scarti alimentari e verdi che possono essere recuperati con il compostaggio per ottenere soprattutto ammendanti per l’agricoltura e la floricoltura. Nonostante la quantità di rifiuti organici trattati negli impianti sia cresciuta dal 2000 al 2003 del 45% e la produzione nazionale di compost abbia raggiunto le 900mila tonnellate esiste – ha sottolineato Masini – ancora una grande potenzialità di crescita negli oltre 200 impianti attivi in Italia. Il fatto che dal 2000 ad oggi sia quasi raddoppiata la raccolta differenziata di prodotti biodegradabili dimostra la crescente disponibilità dei cittadini e della amministrazioni verso questa opportunità che richiede però anche una grande responsabilità – ha precisato il responsabile della Coldiretti – nell’offrire un prodotto finale di effettiva qualità sul piano agronomico (in collegamento alla natura della sostanza organica ed al suo grado di maturità e stabilità) e sul piano ambientale (in relazione al basso contenuto di sostanze inquinanti).
Nonostante siano passati diversi anni dalle prime esperienze in agricoltura, l’utilizzo del compost – ha precisato Masini – risulta essere limitato anche perché ad ostacolarne la diffusione è stata certamente la diffusione iniziale di prodotti di bassa qualità. Si lamenta – ha continuato Masini – una carenza di impianti per la produzione di compost di qualità e la totale assenza di regole in grado di diffondere l’impiego esclusivo di matrici nobili provenienti da scarti agroalimentari e frazione umide di rifiuti solidi urbani. Ancora oggi – ha precisato – è frequente la difficoltà per l’imprenditore agricolo di reperire informazioni circa la qualità delle matrici utilizzate, con la conseguente mancanza di garanzie dal punto di vista degli impatti ambientali negativi.
Per questo motivo – ha concluso il rappresentante della Coldiretti – si ritiene necessario l’avvio di un sistema di rintracciabilità applicabile al sistema compostaggio: per ognuno dei lotti dovrebbero essere registrati: le matrici organiche di partenza, la quantità relativa di ogni matrice organica per ciascuna miscela, i tempi ed i principali parametri di processo (temperatura, pH, umidità, rapporto C/N, concentrazione di O2), le quantità di prodotto ottenuto, i clienti destinatari del prodotto finito.