Nel centro Italia la crescita del pil é imputabile all’apporto positivo delle costruzioni (+2,3%) e
dei servizi (+1,4%), anche se agricoltura ed industria hanno realizzato perdite rispettivamente pari al 12,1% ed all’1,7%. Rispetto al 2002, il pil si è ridotto solo in Umbria (-0,4%), mentre Marche e Lazio hanno registrato aumenti dello 0,7% e dell’1,1%.
“Il risultato negativo dell’Umbria è da imputare alla
flessione del valore aggiunto dell’industria (-2,3%), compensata solo parzialmente dalla ripresa delle costruzioni (+3,9%) e dal lieve aumento – spiega l’Istat – dell’attività terziaria. Un profilo non dissimile dall’Umbria caratterizza le attività di
Lazio e Toscana: nella prima Regione la contrazione del valore aggiunto dell’industria è pari all’1,9%, contrastata da una ripresa delle costruzioni (+2,4%) e dei servizi (+1,6%); in
Toscana gli stessi comparti registrano variazioni del -2%, del +3% e del +1,4%”.
Nel Mezzogiorno il +0,4% segnato dal pil lo scorso anno è il “discreto risultato” dei servizi, il cui valore aggiunto cresce dello 0,6%, in linea con quello del Centro-Nord (+0,7%), e della performance negativa dell’industria (-1,2%). I migliori risultati economici, a livello regionale, sono stati realizzati
dalla Sicilia, che registra la crescita del Pil più alta fra le regioni italiane (+1,8%), seguita da Calabria (+0,8%) e Campania (+0,5%). Le altre Regioni, invece, segnalano andamenti negativi: Abruzzo (-0,1%), Sardegna (-0,3%), Basilicata (-0,5%), Puglia (-0,8%) e Molise (-1,2%). “La buona performance della Sicilia é ascrivibile ad una fase espansiva che ha caratterizzato in modo differenziato tutti i comparti: dall’agricoltura (+22,5%) all’industria (+1%), ai servizi (+0,9%) fino al settore edile (+0,4%). L’andamento del valore aggiunto dell’industria in senso stretto è ovunque negativo, con le uniche eccezioni della già
citata Sicilia (+1%) e della Campania (+0,3%).
Nel Nord-Ovest – continua l’Istat – il “risultato negativo conseguito nel 2003 (pil -0,3%) è dovuto principalmente alle attività dell’agricoltura e dell’industria in senso stretto, il cui valore aggiunto in termini reali si contrae rispettivamente
del 4,3% e dell’1,4%. La flessione di questi settori viene compensata dalle costruzioni (+3,4%) e dai servizi (+0,3%). La Liguria ha realizzato la migliore performance economica (+0,9%), mentre Lombardia e Piemonte i cali più accentuati
(rispettivamente -0,6% e -0,3%).
Per quanto riguarda, invece, il Nord-Est il +0,5% del pil è dovuto al +3,7% delle costruzioni, al +0,4% dell’industria ed al +0,3% dei servizi, anche se l’agricoltura registra perdite a due cifre (-10,6%). Tutte le regioni nord-orietali evidenziano una crescita del pil: il risultato migliore è quello del
Friuli-Venezia Giulia (+1,6%), contro il +0,4% di Trentino Alto Adige e Veneto ed il +0,2% dell’Emilia Romagna.