Il blocco prezzi non è bastato: il cenone di fine anno sarà all’insegna dell’austerity, con tavole meno ricche e piatti un pò più vuoti. Chi dall’iniziativa prezzi fermi si attendeva il rilancio dei consumi è rimasto deluso, con gli acquisti che hanno continuato a stentare per tradursi nel secondo Capodanno ‘freddo’.
L’unico, seppur lieve, beneficio dell’accordo Governo-Grande Distribuzione sul contenimento dei prezzi è stato il raffreddamento dell’inflazione, scesa lo scorso mese all’1,9%, al livello più basso dal 1999.
L’allarme arriva dalla stessa grande distribuzione alimentare che aveva aderito al patto con il Governo per il contenimento dei prezzi, secondo la quale l’intesa ha sortito l’effetto di far riempire gli ipermercati dove, nell’immaginario collettivo, è più facile fare affari e quindi risparmiare qualche spicciolo.
Del tanto auspicato rilancio dei consumi, invece, nessun segnale tanto che anche le feste 2004, così come quelle precedenti, saranno contraddistinte da una frenata dei consumi: ”Quest’anno non avremo nessuna impennata delle vendite per feste. Al contrario, prosegue la frenata iniziata lo scorso anno”, afferma Aldo Soldi, presidente dell’associazione nazionale cooperative di consumo (Ancc). L’unico effetto tangibile per i consumatori è quello di un cambiamento delle abitudini: nel carrello della spesa aumentano i prodotti a marchio, quelli i cui prezzi sono rimasti fermi in base all’intesa Governo-grande distribuzione.
A pochi giorni dallo scadere dell’accordo sul blocco dei prezzi, che in molti prorogheranno fino a Pasqua, il bilancio dell’Ancd e dell’Ancc, due delle associazioni firmatarie, non è dei migliori: la spinta ai consumi che in molti si attendevano non è arrivata ed anche le festività registreranno probabilmente una frenata degli acquisti. Questo anche perchè ”altri attori economici” non hanno mostrato lo stesso comportamento virtuoso della piccola e media distribuzione e, quindi, non hanno contribuito a lasciare qualche spicciolo in più nei portafogli degli italiani.
”Il blocco dei prezzi, che noi adottiamo da maggio, ha portato lo spostamento della domanda verso prodotti a marchio, il cui venduto è infatti aumentato quest’anno del 2,6% rispetto al 2003 – afferma Aldo Soldi, il presidente dell’Associazione nazionale cooperative di consumo (Ancc), una delle firmatarie dell’accordo con il Governo – Per le festività, comunque, non si registra alcuna impennata dei consumi, anzi prosegue la frenata iniziata lo scorso anno”. Il successo dei prodotti a marchio, spiega Soldi, è imputabile all’ottimo rapporto qualità-prezzo: il consumatore, infatti, si trova di fronte a prodotti di qualità a prezzi decisamente più convenienti.
”Il potere d’acquisto delle famiglie italiane è realmente diminuito – aggiunge il presidente dell’Ancc – i consumatori sono a caccia d’affari e proprio per questo le vendite negli ipermercati, che si trovano prevalentemente nei centri commerciali in questi giorni presi d’assalto per la corsa ai regali, vanno a gonfie vele. In molti pensano, infatti che negli ipermercati sia più facile trovare delle occasioni”.
Più dura l’analisi dell’Associazione nazionale cooperative fra dettaglianti (Ancd), secondo la quale le buona volontà messa in campo dalla grande distribuzione non ha ”compensato il non virtuoso comportamento di altri comparti dell’economia. Fra tutti spicca – afferma il segretario generale Roberto Dessì – la vergognosa situazione dei carburanti, che continuano ad aumentare nonostante il calo del petrolio”. Quello ch’è certo, continua Dessì, è che il blocco ha ”determinato una riduzione del tasso di crescita dell’inflazione”, che lo scorso mese si è attestato all’1,9%, il dato più basso dal ’99. E l’analisi delle rilevazioni Istat mostra con chiarezza che il calo dell’inflazione ”è dovuto proprio al comparto alimentare”, quello oggetto del blocco dei prezzi.
”Noi al blocco dei prezzi, abbiamo aggiunto una serie di offerte promozionali, che producono un’ulteriore riduzione dei prezzi – precisa Dessì – la grande distribuzione sta dando un segnale di aiuto alle famiglie italiane, il cui potere d’acquisto rimane ancora molto basso”. Purtroppo però, nonostante le iniziative in campo, ”non vediamo segnali di ripresa dei consumi: il Natale sarà difficile, abbastanza freddo. Noi faremo il possibile affinchè ci sia un’inversione di tendenza però, onestamente, mi sembra che non ci siano segnali incoraggianti: manca, in primo luogo, una politica economica di sostegno alla domanda di beni di largo consumo. La Finanziaria del Governo non aiuta nè i consumi nè le imprese. Nella manovra non c’è nulla di quello che ci è stato paventato”.