Nelle zone del continente asiatico, dell’Indonesia e delle isole prospicienti, come lo Sri Lanka, le
Andamane e le Nicobare, la violenza del maremoto è stata catastrofica, mentre alle Maldive non c’é stata un’analoga ondata d’urto. Questo perché “ai margini delle coste e delle isole del Golfo del Bengala la piattaforma litorale e i bassi fondali provocano una notevole deformazione dell’onda di
maremoto per l’attrito col fondo marino, con conseguente trasferimento dell’enorme energia cinetica, di cui essa è dotata, verso la cresta dell’onda stessa, provocandone un innalzamento e un violento rovesciamento contro il litorale
(come un gigantesco frangente di costa)”.
Lo spiega il prof. Mario Panizza, presidente dell’Associazione internazionale di Geomorfologia (Iag) presso il dipartimento di Scienze della
Terra dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
“Nel caso delle isole Maldive invece – spiega l’esperto – si tratta di atolli corallini (formatisi sulle vette di antichi vulcani sottomarini), delimitati da scarpate molto ripide e circondati da mari di colpo profondi e senza piattaforma litorale: di conseguenza non si verificano, se non molto
ridotti, i fenomeni di deformazione e di rovesciamento delle onde di maremoto, ma quasi soltanto dei fenomeni di allagamento pur di rilevante entità, comunque senz’altro meno disastrosi delle conseguenze del maremoto che avvengono negli altri litorali”.