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Prezzi: costa più il barattolo che il pomodoro

In un barattolo di passata il costo del pomodoro utilizzato incide per circa il 9%, mentre è riferibile al grano appena il 7% del prezzo di un chilo di pasta. E non solo: appena un decimo di quanto si spende per un mazzo di rose rappresenta il valore effettivo del fiore che viene pagato a chi lo ha coltivato.

Sono questi alcuni sorprendenti risultati dell’indagine Coldiretti sull’ aumento dei prezzi dal campo alla tavola presentata al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio. Risultati che, per la Coldiretti, ”alzano il velo sulle vere ragioni degli alti prezzi di vendita dei prodotti alimentari che mettono a serio rischio la sopravvivenza delle imprese agricole e svuotano le tasche dei consumatori”.

Dall’ analisi emerge che di circa 451 euro al mese che ogni famiglia destina per gli acquisti di alimenti e bevande nel 2004, oltre la metà per un valore di 230 euro (51%) vanno al commercio e ai servizi, 135 (30%) all’industria alimentare e solo 86 (19%) alle imprese agricole. Questo significa che, mediamente, i prezzi dal campo alla tavola aumentano di cinque volte anche se con differenze nei vari settori. Si scopre ad esempio che il costo di uva e olive incide rispettivamente per un quarto e un terzo del costo complessivo di vino e olio e che nella carne bovina il 40% del prezzo finale è dovuto all’animale, mentre in quella di maiale il valore del singolo capo rappresenta appena il 22% del totale. E per il latte fresco il prezzo di una busta da un litro è esattamente il quadruplo del reale costo del prodotto che esce dalla stalla.

Ma i margini del commercio e dei servizi, secondo la Coldiretti, tendono ad accrescere anno dopo anno a scapito di quelli dell’industria e soprattutto dell’ agricoltura come dimostra il fatto che, nel 1991, su un euro speso dal consumatore 30 centesimi finivano all’agricoltura, 28 all’industria e 42 al commercio, un valore oggi aumentato a 51 centesimi, contro i 19 centesimi che finiscono oggi all’ agricoltura.

La ricetta per far fronte a questa situazione, secondo l’organizzazione agricola, dovrebbe partire da un riequilibrio nei rapporti interprofessionali tra imprese agricole, industria, distribuzione e consumatori con accordi e controlli per la verifica dei margini, in modo che i consumatori possano avvantaggiarsi di prezzi di vendita contenuti. Ma serve anche un impegno ad assumere iniziative per remunerare gli agricoltori con prezzi adeguati per evitare che, come è avvenuto quest’anno, si verifichino riduzioni insostenibili con valori inferiori ai costi di produzione che stanno mettendo a rischio il futuro di molte coltivazioni.
Inoltre, secondo Coldiretti, bisogna assicurare la possibilità ai consumatori di acquistare produzioni locali che, non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto, garantiscono freschezza e genuinità. Per questo l’organizzazione ritiene che l’ampliamento o l’apertura di nuovi supermercati deve essere collegato alla garanzia di rendere disponibili spazi adeguati alla commercializzazione di frutta e verdura locale.
















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