Avrebbero indotto alcuni malati psichici a compiere tra loro atti sessuali non completi: per questo la Procura di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di violenza sessuale per due assistenti di base, due ragazze di 30 e 28 anni, di una Comunità della provincia, convenzionata con il servizio sanitario nazionale.
Per la vicenda, accaduta nell’agosto dell’anno scorso, è finita nei guai anche la responsabile di una cooperativa di Reggio Emilia, E.M. di 40 anni, incaricata della gestione della Comunità.
Il Pm Antonello Gustapane, che ha coordinato l’inchiesta dei carabinieri del Nas, ha chiesto il processo con l’accusa di omessa denuncia. Come incaricata di pubblico servizio aveva infatti l’obbligo di denunciare l’episodio invece, secondo le indagini, si limitò ad accettare le dimissioni delle due donne.
L’inchiesta partì dopo che la vicenda era arrivata all’ orecchio di un maresciallo della locale stazione dei carabinieri. Sotto accusa per violenza sessuale, con l’aggravante di essere incaricate di pubblico servizio, sono finite M.M., 30 anni, e R.T., di due anni più giovane,residenti entrambi nel bolognese.
Secondo la ricostruzione dei militari, che hanno sentito diverse testimonianze, le due avrebbero indotto a compiere e subire fra loro, con o senza la loro volontà, atti sessuali a sette pazienti con problemi psichici, due dei quali erano interdetti. Il tutto – secondo il
Pm – al fine esclusivo di compiacere i propri desideri sessuali, assistendo alle scene. E a un certo punto, di quegli atti, sarebbe venuta a conoscenza anche la gestrice della Comunità:
che però non ha denunciato il reato.
Sulla ricostruzione della vicenda ha più di un dubbio l’avv. Piero Gennari, difensore di una delle due giovani accusate di violenza sessuale, per il quale alla fine l’inchiesta vedrà scagionate le due donne.
