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Polizia provinciale di Modena: il bilancio dell’attività nel 2018

Nel corso del 2018 la Polizia provinciale di Modena ha effettuato 1513 controlli di cui 1261 in materia di caccia e 252 in materia di pesca, con un aumento di circa il dieci per cento rispetto all’anno precedente.

Le sanzioni amministrative sono state 413 in materia di caccia e 14 in materia di pesca.

Sono questi, in sintesi, i numeri dell’attività nel 2018 della Polizia provinciale, con la collaborazione dei volontari.

«Tra le principali violazioni in materia di caccia – sottolinea il comandante Fabio Leonelli – si conferma per frequenza il mancato rispetto delle distanze di sicurezza, un problema sul quale stiamo intensificando i controlli. Complessivamente la caccia e la pesca si svolgono in modo regolare, anche se l’attività della Polizia provinciale risente della fase di incertezza dell’ente Provincia e del passaggio delle competenze in materia venatoria alle Regioni, soprattutto per quanto riguarda i fondi disponibili e gli organici che dovrebbero essere potenziati».

Tra le altre violazioni accertate figurano quelle relative al calendario venatorio come il mancato utilizzo dell’indumento a visibilità alta, i cani vaganti senza custodia e le violazioni sull’allevamento della fauna selvatica.

Tramite consultazione online della banca dati regionale sono stati elevati 108 verbali per mancata riconsegna del tesserino venatorio nei tempi di legge.

Nel 2018 sono state inviate all’autorità giudiziaria anche cinque informative di reato per caccia con mezzi vietati e la violazione delle leggi sulle armi.

Per quanto concerne la pesca, nel 2018 le sanzioni accertate hanno riguardato soprattutto l’assenza dei documenti obbligatori, come i versamenti per la licenza, e l’inosservanza alle prescrizioni su attrezzi e pescato.

La Polizia Provinciale, inoltre, ha gestito 280 segnalazioni dei cittadini  arrivate al numero 059 209525, attivo dalle ore 6,30 alle 18,30, mentre attraverso il software regionale Rilfedeur, ha seguito 85 chiamate di cittadini che segnalavano situazioni di particolare criticità di cui 35 legate alla caccia (anche in questo caso soprattutto sulla vicinanza alle case dei cacciatori) con una frequenza in linea con quella del 2017.

In collaborazione con il centro fauna selvatica “Il Pettirosso”, infine, che opera sulla base di una convenzione con la Provincia di Modena, sono state gestite anche 91 richieste di intervento per il recupero di fauna selvatica in difficoltà.

16 in organico e 40 volontari gestiscono i piani di controllo su cinghiali e nutrie

Il compito istituzionale della Polizia Provinciale è quello di controllare le attività di caccia e di pesca, gestire i piani di controllo della fauna selvatica, senza però trascurare la tutela ambientale.

Gli agenti sono 16 più il comandante Fabio Leonelli, a cui si aggiungono oltre 40 Guardie giurate volontarie faunistico-venatorie con compiti di vigilanza.

Gli agenti controllano qualcosa come 250 mila ettari di territorio, circa 160 mila ettari di superficie cacciabile, 60 mila ettari di aree protette e le aree vicine ai centri abitati dove è vietato cacciare; inoltre gestiscono e coordinano i piani di controllo delle nutrie a tutela degli argini dei fiumi, in collaborazione con i Comuni, e dei cinghiali, contro i danni all’agricoltura.

Tuttavia, come rileva il comandante Leonelli, «il calo progressivo del numero dei cacciatori rende più complicata l’operatività e la gestione delle squadre che svolgono la caccia collettiva al cinghiale e di conseguenza la programmazione dei piani di controllo».

Il corpo di Polizia provinciale, a seguito della certificazione di qualità prosegue il percorso la costante programmazione e registrazione dell’attività svolta sia a livello mensile che giornaliero.

Anche nel corso del 2018, grazie al progetto Rete radiomobile digitale, è stata garantita la radiolocalizzazione delle vetture di servizio e degli operatori, per una maggiore sicurezza e trasparenza sui servizi e la tracciabilità dei percorsi effettuati.

Anche strade e ambiente: violazioni della segnaletica e abbandono di rifiuti

Durante l’attività di controllo sulla caccia e la pesca, la Polizia provinciale può effettuare controlli anche sul rispetto del Codice della strada da parte degli automobilisti e sull’ambiente.

Nel 2018 sono state accertate 152 violazioni soprattutto per il mancato rispetto della segnaletica stradale (divieto di sosta, obbligo di arresto per semaforo rosso, mancato rispetto segnaletica orizzontale) e delle norme di sicurezza tra cui la manovra di sorpasso non in condizioni di sicurezza.

Per il mancato rispetto delle normative ambientali la Polizia provinciale lo scorso anno ha rilevato 60 violazioni, praticamente triplicate rispetto al 2017, soprattutto in materia di abbandono di rifiuti, in particolare di veicoli fuori uso, della normativa su parchi, aree protette e delle regole sulla raccolta dei prodotti del sottobosco.

Questi interventi, comunque, non derivano da una attività programmata che è di competenza dell’Arpae, secondo le  disposizioni regionali.

Il nuovo progetto speciale contro le nutrie nelle valli mirandolesi e a Carpi

Tra le novità del 2018 dell’attività della Polizia provinciale spicca un progetto contro la proliferazione delle nutrie nelle zone umide delle Valli mirandolesi e del territorio di Carpi, in particolare quelle create di recente da diversi agricoltori che hanno usufruito di specifici incentivi europei nell’ambito del Piano di sviluppo rurale per complessivi 400 ettari di superficie.

Il piano di controllo è coordinato dalla Polizia provinciale con il coinvolgimento dei cacciatori coadiutori e degli stessi agricoltori che hanno partecipato a un apposito corso.

Per la cattura sono state utilizzate finora 400 gabbie, messe a disposizione dagli agricoltori e controllate ogni giorno dai coadiutori che hanno il compito di abbattere le nutrie e liberare le specie “non bersaglio”.

Le zone umide sono preziose per tutelare le biodiversità, l’ambiente in generale e contribuiscono anche a contrastare il cambiamento climatico; per questo il Piano di sviluppo rurale 2014-2020 finanziato dall’Unione europea e gestito dalla Regione, mette a disposizione degli agricoltori contributi per la  trasformazione dei terreni in zona umida, una opportunità colta in questi ultimi anni da diversi proprietari che, a fronte dei contributi ricevuti, si impegnano a tenere sommersi i terreni per almeno 20 anni, ma anche a controllare la proliferazione delle nutrie, attività che viene coordinata, appunto, dalla Provincia, rafforzando i piani di controllo previsto a tutela degli argini.

 
















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