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Confagricoltura ER in merito alla coltura del pomodoro da industria

«L’agricoltore perde mediamente il 10%, in valore, rispetto al prezzo pattuito tra Organizzazioni di produttori e Industria lo scorso febbraio, pari a 79,75 euro a tonnellata. Così la produzione diventa economicamente insostenibile e le aziende non sono più disposte a investire in questa coltura». È l’ultimatum di Confagricoltura Emilia Romagna alla filiera, diramato a margine della riunione dei vertici regionali dell’organizzazione degli agricoltori a Parma. All’incontro hanno partecipato sia i produttori che i consiglieri delle principali Organizzazioni di produttori, per fare un bilancio sulla deludente campagna appena conclusasi e condividere proposte e azioni concrete indispensabili per ridare prospettive e futuro ad una filiera che, grazie anche al lavoro di tante imprese agricole, è da sempre considerata simbolo del “Made in Italy” nel mondo.

Il quadro è preoccupante in considerazione del fatto che la PLV media in campo risulta abbondantemente al di sotto dei costi di produzione. Infatti, nonostante superfici e quantitativi siano calati significativamente e non tutte le industrie di trasformazione abbiano raggiunto gli obiettivi di campagna, il prezzo medio della materia prima riconosciuto ai produttori è risultato del 10% inferiore a quello di riferimento, contrattato tra Organizzazioni di produttori e Industria lo scorso febbraio, pari a 79,75 €/t; con punte al ribasso nella prima parte della campagna fino a 55 €/t.

«A generare tale situazione, contraria alle comuni leggi di mercato – spiega Confagricoltura Emilia Romagna – ha inciso soprattutto la tabella qualità accettata dalle Organizzazioni di produttori nell’accordo quadro con l’Industria, che consente evidenti distorsioni nella determinazione del prezzo al ricevimento del prodotto in stabilimento, portando, a parità di condizioni, flessioni negative anche del 35% in valore. I parametri qualitativi – incalza l’organizzazione degli imprenditori agricoli – sono fondamentali, ma non possono portare a distorsioni così significative. Occorre che, come più volte richiesto da Confagricoltura, i meccanismi di valutazione della qualità siano determinati in modo semplice e oggettivo e, una volta definiti, non vengano più modificati a seconda delle esigenze del momento».

Confagricoltura Emilia-Romagna invita la filiera a confrontarsi quanto prima sui tavoli dell’OI del Pomodoro da Industria del Nord Italia, affinché si condivida in modo univoco e definitivo un metodo di valutazione dei parametri qualitativi del pomodoro che consenta un equo e oggettivo apprezzamento della materia prima. “In particolare – conclude Confagricoltura Emilia Romagna – va fatta una osservazione sulla metodologia utilizzata per determinare la qualità. I metodi di analisi devono essere omologati da un Ente terzo, che sia garante e deputato a verificarne l’applicazione».

Questa ennesima, brutta, esperienza rende improrogabile la definizione di nuovi modelli di contrattazione, partendo dagli strumenti di confronto già a disposizione della filiera, primo fra tutti l’Interprofessione.
















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