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Stefania Bigliardi: “Le antenne diventano 100 volte più piccole di quelle attuali ”

Le antenne potranno diventare fino a 100 volte più piccole di quelle attuali, biocompatibili e impiantabili negli esseri viventi: è possibile grazie a una nuova tecnologia che promette di accelerare il cammino verso i computer indossabili e l”internet delle cose’, ovvero gli oggetti presenti nelle abitazioni e connessi alla rete. Descritta su Nature Communications, la nuova antenna è stata messa a punto dal gruppo guidato da Nian Xiang Sun, dell’america Northeastern University.
Ce ne ha parlato  l’imprenditrice Stefania Bigliardi: “Le antenne tradizionali sono strutture metalliche rigide che hanno dimensioni obbligate: non possono essere inferiori a un decimo della lunghezza d’onda del segnale che devono ricevere o trasmettere. La nuova antenna è invece una membrana che funziona non a una lunghezza d’onda elettromagnetica specifica, bensì ad una frequenza acustica specifica.
”Le nuove antenne, oltre a essere molto più piccole, sembrano funzionare meglio di quelle tradizionali” spiega sul sito dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), Maura Sandri, tecnologa dell’Inaf di Bologna.
Inoltre, ha aggiunto, questi dispositivi ”sono completamente passivi: ossia non richiedono alcuna batteria. È chiaro che potenzialmente queste antenne potrebbero avere un grande impatto nel nostro futuro”.
La nanoantenna consiste in una membrana composta da una pellicola di materiale magnetoelettrico che, vibrando, cambia le sue proprietà magnetiche, accoppiando la vibrazione acustica con la radiazione trasmessa o ricevuta. La frequenza acustica può essere inoltre controllata dal disegno geometrico della membrana ed è stato dimostrato il funzionamento di questa tecnologia con due diversi disegni che coprono le frequenze radio Uhf e Vhf. Proprio in questi ambiti potrebbero esserci le prime applicazioni, secondo l’esperta, sono ”anzitutto smartphone e sistemi di comunicazione wireless, ma anche antenne impiantabili per applicazioni biomedicali e lo sviluppo di sistemi di comunicazione per il cosiddetto ‘internet delle cose”’, cioè gli oggetti presenti nelle abitazioni e connessi alla rete.
















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