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Modena, rientrerà presto a casa l’anziana signora ustionata con l’alcol

Quasi ristabilita, la signora che nelle scorse settimane è rimasta vittima di un incidente domestico (tentava di cucinare usando dell’alcol per sostituire il gas dopo il taglio dell’utenza) potrà rientrare presto nel suo alloggio dell’Acer, dopo un periodo trascorso in una Casa residenza per anziani per consentire il ripristino dell’appartamento. I Servizi sociali, inoltre, lavoreranno con lei per definire insieme “un progetto sufficientemente tutelato nel rispetto della sua volontà di autodeterminarsi”.

Lo ha detto l’assessora al Welfare e Sanità Giuliana Urbelli rispondendo oggi, giovedì 20 luglio, in Consiglio comunale all’interrogazione presentata da Simona Arletti e Tommaso Fasano (Pd) che chiedeva appunto notizie sulle condizioni di salute della signora di 84 anni vittima dell’incidente.

“Le condizioni sanitarie della signora sono oggi quasi ristabilite dopo una breve degenza durante la quale, come ci siamo sincerati, non hanno mai destato preoccupazioni” ha spiegato l’assessora Urbelli sottolineando l’importanza di consentirle il rientro nel suo appartamento: “Abbiamo provveduto al ripristino per non allontanarla dalle poche relazioni, con alcuni vicini, sulle quali può contare e l’ipotesi progettuale condivisa con lei prevede un suo rientro a casa, non appena ci saranno le condizioni”.

Nell’interrogazione la consigliera Arletti aveva chiesto anche quali siano i rapporti della signora con i Servizi sociali; come sia possibile che Hera tagli l’uso del gas domestico ad anziani ultraottantenni ospiti di alloggi Acer e come si possa impedire per il futuro, in questi casi, l’automatismo tra il mancato pagamento della bolletta e il taglio del servizio; quanti nuclei familiari in carico al Servizio hanno il sostegno per il pagamento delle utenze e quanti di questi sono ultraottantenni.

Dopo aver sottolineato che i Servizi sociali lavoreranno insieme alla signora per condividere con lei un progetto sufficientemente tutelato nel rispetto della sua volontà di autodeterminarsi, non avendo la signora in atto provvedimenti che ne limitino la capacità di intendere e volere, l’assessora Urbelli ha ricostruito il rapporto dell’anziana con i Servizi sociali che risale al 1986. La signora, che ha un figlio con il quale non ha rapporti e familiari con i quali è in conflitto e che non ha mai autorizzato a contattare, all’epoca conviveva con un’amica e nel 1993, in seguito a uno sfratto, alle due donne è stato assegnato l’appartamento di edilizia residenziale pubblica che la signora occupa ancora oggi. Da allora le due donne hanno ricevuto contributi economici per le spese sia continuativi che una tantum, sospesi nel 2006 per incongruenze tra quanto dichiarato e quanto risultante dai documenti presentati. Dal 2015 la signora ha ripreso i contatti, sempre per richieste economiche, con il servizio sociale che ha tentato sia di affiancarle persone di sua fiducia per sostenerla nella gestione delle risorse economiche e nella cura di sé e della casa, sia di attivare il servizio di assistenza domiciliare come supporto per la spesa e l’accompagnamento nei percorsi burocratici. La signora ha però spesso tenuto lontano gli operatori anche se il servizio è stato mantenuto come elemento minimo di monitoraggio della situazione. Lei, ha spiegato l’assessora, non si è mai dimostrata disponibile a collaborare, dimostrandosi autonoma rispetto alle scelte e nei fatti determinata a mantenere il proprio stile di vita, contraddistinto da spese poco oculate e voluttuarie, e non parlando con il servizio delle morosità verso Hera e verso Acer.

“Il tema è giuridicamente delicato – ha sottolineato Urbelli – ma nella prassi il Servizio sociale non ha alcuna altra possibilità di stare vicino al cittadino, che è libero di fare le proprie scelte e anche di sbagliare, e provare a orientarne l’autodeterminazione tentando di renderlo consapevole degli esiti possibili delle sue azioni. Il servizio lavora quindi nella logica di mettere la persona nella condizione di acconsentire all’aiuto, con la flessibilità permessa dall’affrontare centinaia di casi peculiari e diversi, ma in nessun caso può obbligare ad accettare il sostegno”.

L’assessora ha poi ricordato che a Modena esiste un regolamento di solidarietà civica, votato all’unanimità dal Consiglio comunale, che prevede “diritti aggiuntivi per i cittadini ma anche precisi doveri e limiti, anche per i servizi, che ci siamo dati come comunità”, evidenziando infine come “il lavoro sociale, nei casi più complessi, richieda un delicato equilibrio tra l’applicazione della norma e il rispetto dei sentimenti, in una mediazione continua tra funzioni di controllo e attività di promozione delle persone e della comunità locale: come mantenere questo equilibrio non può però essere solo una competenza professionale ma deve investire oggi l’intera comunità, come i vicini di casa, i gruppi sociali, le famiglie allargate, il volontariato”.

In relazione al taglio dell’utenza del gas, Urbelli ha spiegato che la signora non era nell’elenco degli utenti segnalati perché la sua situazione economica era tale da poter sostenere le spese e il debito non era noto al servizio.

I contributi per le utenze complessivamente erogati dal Comune nel 2016 ammontano a 227.958 euro per 324 nuclei familiari. Per l’area anziani le spese per le utenze sono state di 25.109 euro e, tra queste, quelle per gli anziani ultraottantenni sono state pari a 3.553 euro per un totale di 7 nuclei familiari.

Chiedendo la trasformazione in interpellanza, Grazia Baracchi, Pd, ha affermato che ci si dovrà preparare ad affrontare più spesso situazioni come questa, dato “l’aumento delle persone che vivono in solitudine perché è venuta meno la rete familiare”.

Anche la consigliera Arletti, nella replica, ha evidenziato che “il caso è esemplificativo della condizione di solitudine di numerosi anziani”. Auspicando una maggiore sensibilità da parte dei gestori delle utenze nei confronti delle persone molto anziane che vivono sole, Arletti ha poi affermato che l’uso, anche cattivo, delle risorse economiche è nella responsabilità delle persone, e quindi “i servizi sociali devono cercare di avviare un dialogo per ragionare su diritti e doveri”.
















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