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Ozono Estivo: critica la situazione in tutte le province della regione

L’estate è arrivata, ma la brutta notizia è che con essa si ripresenta anche il problema dell’inquinamento da ozono troposferico. Meno noto dell’inquinamento invernale da polveri sottili, rappresenta tuttavia un inquinante altrettanto pericoloso, che colpisce principalmente nei periodi di maggior intensità solare e di calore, facendo sfumare la speranza di una tregua per i nostri polmoni.

Se la presenza dell’ozono nella stratosfera svolge un’importantissima funzione protettiva per la salute umana e dell’ambiente in cui viviamo, fornendo uno schermo in grado di filtrare le radiazioni ultraviolette (UV) potenzialmente cancerogene, alte concentrazioni di questo gas nella troposfera (lo strato sovrastante la superficie terrestre), risultano nocive per la salute dell’uomo oltre che per gli equilibri degli ecosistemi.

E’ risaputo che l’esposizione a questo inquinante, anche a basse concentrazioni, sia causa di problemi ai tessuti dell’apparato respiratorio, provocando irritazione agli occhi e alla gola, tosse e riduzione della funzionalità polmonare, aggravando anche asma ed altre patologie respiratorie nei soggetti più a rischio: in primis i bambini e gli anziani, seguiti dai soggetti sani che fanno attività all’aperto oltre che persone già affette da malattie polmonari.

L’ozono troposferico è un inquinante di origine sia antropica che naturale che tende a prodursi per effetto della radiazione solare in presenza di inquinanti primari quali gli ossidi d’azoto (NOX) e i composti organici volatili (VOC), prodotti in larga parte da motori a combustione e dall’uso di solventi organici, andando a costituire il cosiddetto smog fotochimico.

Legambiente chiede quindi una maggiore attenzione per prevenire l’inquinamento da ozono: «È significativo che in occasione del G7 ambiente di Bologna sia stato firmato un protocollo tra tutte le regioni Padane ed il Ministero dell’Ambiente, senza però che nel documento sia contenuta la parola “Ozono”. Quello da ozono è un inquinamento determinato da traffico veicolare e attività industriali, che producono precursori altrettanto tossici come gli ossidi d’azoto. Le politiche di moderazione del traffico sono da attuare anche in estate, e si devono integrare con la gestione delle emissioni industriali. A caldaie domestiche spente, inoltre, risulta alta la domanda di elettricità per la climatizzazione, con consumi che pesano complessivamente per un terzo sulle emissioni di NOx».

In Emilia-Romagna sono già 21 le stazioni di monitoraggio dell’Ozono che hanno superato il limite dei 25 sforamenti di 120 µg/m3.

Di seguito la tabella riepilogativa (aggiornata al 16 luglio) delle località che hanno superato i limiti di sforamento dell’ozono:

Preoccupanti anche i picchi riscontrati, che superano i 200 µg/m3, a fronte di un valore di informazione di 180 µg/m3 e del valore di allarme di 240 µg/m3. Il picco dell’Ozono si verifica principalmente nelle ore pomeridiane, a partire dalle 13, quando le temperature sono più elevate ed è maggiore l’esposizione solare.

 

Per sensibilizzare la cittadinanza sulle problematiche connesse all’inquinamento d’Ozono, Legambiente ha aderito, insieme ad altri partner europei,  al progetto CAPTOR (Collective Awareness Platform for Tropospheric Ozone Pollution, finanziato all’interno del programma HORIZON 2020-ICT-10-2015-RIA) che ha come scopo la rilevazione dei livelli di ozono attraverso il coinvolgimento diretto della cittadinanza, mediante l’installazione presso le abitazioni dei volontari autocandidatisi al progetto di alcuni sensori in grado di rilevare le concentrazioni di ozono.

Il progetto è entrato a luglio nella sua fase operativa: Arpae ha accolto la richiesta di collaborare al progetto consentendo la collocazione degli strumenti presso la stazione di monitoraggio di  “Parco Montecucco” a Piacenza e ciò consentirà il confronto dei dati rilevati con quelli della rete regionale della qualità dell’aria (https://www.arpae.it/Aria).

Da fine mese 3 sensori Captor (foto in allegato) saranno installati presso altrettante abitazioni di volontari del progetto nella provincia di Piacenza. Nell’ambito di CAPTOR è infatti centrale il coinvolgimento della cittadinanza nella lettura e registrazione dei dati, al fine di aumentare la partecipazione e la consapevolezza sulla qualità dell’aria che ci circonda. I sensori installati in Emilia-Romagna saranno parte di una rete europea di  “citizen science” fatta di volontari italiani, spagnoli, francesi ed austriaci. Tutti le informazioni raccolte, oltre che le proposte e le azioni bottom-up provenienti dalla cittadinanza, saranno pubbliche ed a disposizione della comunità scientifica e dei decisori politici sul sito https://www.captor-project.eu/it/

 
















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