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“Il 4.0 è la locomotiva d’Italia”. Oggi in Sacmi Imola l’Assemblea nazionale delle Coop Industriali

Industria 4.0 è la locomotiva con, al traino, l’intero Paese, e un ruolo speciale – per missione, vocazione, risultati – assegnato al mondo della cooperazione. Questo quanto emerso dall’Assemblea Nazionale delle Cooperative Industriali, andata in scena stamane, sotto la regia di Legacoop Produzione & Servizi, nella cornice del nuovo Auditorium 1919 di Sacmi Imola.

L’incontro, che ha visto la partecipazione dei massimi rappresentanti del mondo cooperativo, sindacale e istituzionale nazionale e locale – con gli interventi dei ministri del Lavoro, Giuliano Poletti, e dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, quest’ultimo collegato in videoconferenza – ha fatto il punto sul mondo delle cooperative industriali che, per la prima volta dal 2008, possono guardare al futuro con ottimismo.

“Comunicare i risultati e puntare a nuovi obiettivi”. Così Maurizio De Santis, Responsabile Nazionale delle Cooperative Industriali, introducendo i lavori dell’Assemblea. “Il piano 4.0 del Governo – ha osservato De Santis – ha dato oggettivamente un forte impulso agli investimenti”. Delle imprese in generale e delle cooperative in particolare: “Da qui in avanti ci aspettiamo un ruolo da protagonisti, accanto a Confindustria e Rete Imprese Italia, nella cabina di regia del Governo su tutti i temi legati al 4.0”.

Appello raccolto dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, ‘padre’ del pacchetto di misure 4.0 (super e iper-ammortamento, incentivi fiscali) che hanno raccolto apprezzamento unanime dal settore. “Una transizione determinante ma anche pericolosa”, ha spiegato il ministro in videocollegamento, che impone “la consapevolezza di fenomeni in atto da anni che rischiano di diffondere ed alimentare incertezze”. Non solo, dunque, cooperazione seduta al tavolo del Governo ma, soprattutto, un’azione comune – ha caldeggiato il ministro – di “verifica puntuale dei risultati delle misure; forse per la prima volta dagli anni della crisi tutti gli attori coinvolti, imprese, sindacati, parti sociali, sono pronte per appropriarsi di un piano che diventa elemento costitutivo di una strategia dell’intero Paese”.

Sul tavolo – ha spiegato Carlo Zini, presidente di Legacoop Produzione & Servizi – ci sono i risultati concreti che vedono l’Italia occupare saldamente la seconda posizione nella manifattura europea, un ruolo di primo piano nell’export – seconda solo alla Germania – con le cooperative industriali a fare da traino. Qualche dato lo ha offerto all’Assemblea il padrone di casa, Paolo Mongardi, presidente della cooperativa Sacmi che ha messo a segno anche nel 2016 alcuni tra i risultati migliori della propria storia.

“Sacmi è da anni in prima linea nello sviluppo e la diffusione delle migliori pratiche legate a Industria 4.0 – ha spiegato Paolo Mongardi, illustrando diversi esempi concreti di innovazione 4.0 realizzati in Sacmi – e riteniamo quindi questa occasione particolarmente propizia per rinnovare un confronto sul tema con istituzioni e stakeholder, a partire dal ruolo chiave delle cooperative industriali nell’attuazione concreta di questo orizzonte strategico per la manifattura italiana”. Una partita che si gioca in casa, ha aggiunto il presidente di Sacmi Imola, visto che – grazie all’attuazione concreta delle politiche 4.0 in azienda ed al positivo ruolo svolto dagli incentivi nazionali – la quota di mercato interna è cresciuta per Sacmi di ben 4 punti percentuali in 5 anni.

Una giornata dal valore duplice, per la Cooperativa imolese, che coglie l’occasione dell’Assemblea per presentare il nuovo Auditorium da 500 posti, di recente realizzato e pensato, spiega il presidente Paolo Mongardi, “come luogo di incontro e confronto sia per la formazione interna sia per eventi aperti alle scuole, alle imprese, alla cittadinanza, anche con valenza culturale e di pubblica utilità”. Forte l’apprezzamento del sindaco di Imola Daniele Manca che, oltre a portare all’Assemblea i saluti dell’amministrazione locale, ha rimarcato come “la cooperazione non è solo una componente essenziale del Pil ma uno strumento di coesione sociale, di crescita di qualità della vita della comunità e dell’intero Paese”.

Uno scenario, certo, non privo di rischi: “Si stima – ha osservato Maurizio De Santis, nel cedere la parola agli interventi dei ministri – che in pochi anni ben un miliardo di sensori saranno installati nelle aziende, presso le famiglie, ovunque. Questo non potrà non comportare una trasformazione nel mondo sia del lavoro sia dell’impresa”. Non lasciare indietro nessuno, fare in modo che Industria 4.0 si trasformi in una opportunità di formazione e riconversione professionale per i lavoratori e in nuova strategia per l’impresa, è la sfida di oggi: “Occorre certezza nelle risorse e nelle misure che, però, non vanno viste solo come un’opportunità di finanziamento – ha avvertito De Santis – ma in un orizzonte più vasto e lungimirante”.

Investire sulla formazione dei giovani, lavorare affinché “i 130 anni di storia della cooperazione italiana siano proiettati nel futuro”, è la parola d’ordine. “Le trasformazioni cui assistiamo – ha spiegato Domenico Olivieri, al timone di Legacoop Imola – affondano le proprie radici nei decenni trascorsi. Tanto che solo oggi ci rendiamo conto della reale portata di tali cambiamenti”. “E dobbiamo finalmente prendere atto – ha aggiunto il presidente di Legacoop nazionale, Mauro Lusetti – che l’innovazione tecnologica, l’automazione, non sono di per sé neutre: producono un cambiamento che deve essere governato nella logica della coesione sociale e della redistribuzione”.

Musica per le orecchie del ministro Giuliano Poletti, ex cooperatore e oggi titolare del dicastero forse più coinvolto dal “dramma 4.0”, quello che, nella vulgata comune (ma talora anche nella realtà) cancella migliaia di posti di lavoro tradizionali per fare posto all’automazione e ai robot. “Negli anni Ottanta – ha osservato il ministro – abbiamo commesso il grave errore di ipotizzare la fine della manifattura e di consegnare il Paese ad un ipotetico futuro di terziario avanzato. Oggi ci rendiamo conto che senza manifattura l’Italia non va da nessuna parte. Che la manifattura è la chiave per incorporare il massimo di innovazione, in quanto le imprese manifatturiere sono abituate a misurarsi sul mercato globale. A partire da questo presupposto, si deve pensare a un 4.0 diffuso e ‘diffusivo’, che coinvolga non solo le grandi imprese ma anche la subfornitura, il lavoratore che per la prima volta può contare su un diritto esigibile alla formazione”, insomma, occorre mettere in campo, avverte il ministro, “una gestione intelligente della transizione”.

Investire sui giovani, sulle competenze, su un quadro di regole certe, anche a livello di incentivi – quelli attuali scadono nel 2018, NdR – ed intanto, ha fatto osservare Franco Martini, segretario confederale della CGIL, non dimenticarsi dei 23 milioni di occupati che il cambiamento lo devono vivere oggi, sulla propria pelle. Questo si richiede ad una “politica attiva” dell’impresa e del lavoro. “Occorre da parte di tutti più coraggio, a cominciare dall’adeguamento degli strumenti di contrattazione collettiva alla nuova realtà”. Senza dimenticare, come dimostra il caso GresLab, una delle tante aziende fallite per colpa della crisi, oggi di nuovo proiettata a pieno regime sul mercato (presente, ad illustrare il caso, il presidente di GresLab Antonio Caselli), il fattore dei workers buy out, a cui, ha ricordato Franco Martini, “andrebbero indirizzate risorse e misure specifiche”, con un ruolo a pieno titolo delle cooperative non solo nella cabina di regia del Governo ma, ha aggiunto Mauro Lusetti, anche nei “digital innovation hub nazionali”.

Grande soddisfazione per la giornata, a margine dei lavori, è stata espressa dal presidente di Sacmi Imola, Paolo Mongardi. “L’incontro di oggi – ha spiegato – ci ha offerto l’occasione per illustrare i benefici concreti che l’approccio 4.0 porta alla produzione ed al servizio, un lavoro quotidiano che in Sacmi rappresenta l’orizzonte di riferimento da molti anni. Allo stesso modo, sappiamo che tali obiettivi, per essere raggiunti, impongono un azione di sistema, da politiche nazionali di incentivo mirato all’innovazione al ruolo guida che, riteniamo, il mondo della Cooperazione può assumere per tradurre questa prospettiva nella creazione di valore condiviso per la nostra comunità nazionale. Da questo punto di vista, crediamo sia nostro dovere mettere a disposizione di tutti la nostra esperienza quotidiana: nato come risposta all’aumento della volatilità e dell’incertezza lungo la catena del valore, oggi il 4.0 è realmente un’occasione per creare valore aggiunto per l’impresa, il lavoratore, il cliente”. Traducendo in una politica di sistema quello che, in Sacmi come in altre realtà eccellenti, cooperative e non, si fa già da diversi anni anni; con l’obiettivo – conclude Mongardi citando il primo Direttore Generale della Cooperativa – di tornare a “vendere fiducia” e preparare così la quinta e forse più importante rivoluzione industriale: quella che non produce una polarizzazione della ricchezza ma un vantaggio concreto, in termini di benessere e qualità della vita, per tutti gli attori e le comunità coinvolte.

 
















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