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Occupazione, un Patto per rilanciare imprese e lavoro nell’Area nord di Reggio Emilia

Sostegno alle imprese, formazione, servizi e percorsi su misura in grado di aiutare chi ha perso il lavoro a trovarne uno nuovo,  ma anche assistenza a chi vuole creare e sviluppare nuove attività imprenditoriali. Sono questi alcuni degli obiettivi del “Patto territoriale per l’occupazione dell’Area nord di Reggio Emilia”, sottoscritto oggi nella Sala del Consiglio provinciale da Regione, Provincia, 20 Comuni della Bassa reggiana e parte della Val d’Enza, sindacati e organizzazioni imprenditoriali reggiane.

L’accordo ha l’obiettivo di definire linee di azione integrate di sostegno e sviluppo dell’area della quale si individuano importanti potenzialità, ma in forte difficoltà in particolare nel settore dell’edilizia, delle costruzioni e attività collegate. Si tratta di un punto di arrivo di un percorso di concertazione tra le parti istituzionali, economiche e sociali del territorio, sintesi della volontà di soggetti pubblici e privati di mettere a sistema gli sforzi per salvaguardare e accrescere il numero e la qualità di imprese, i servizi e l’occupazione. Lo strumento potrà svolgere anche un ruolo effettivo di sviluppo e di sistematizzazione delle azioni locali e, al tempo stesso, accompagnare le esigenze del settore produttivo valorizzando anche eventuali esperienze di autoimprenditorialità.

Il Patto rappresenta uno strumento per l’occupazione nel quale tutti i soggetti contribuiscono, ciascuno per la propria parte, ad un migliore raccordo tra gli strumenti delle politiche attive del lavoro, alla individuazione di modalità utili per il sostegno alla riconversione professionale dei lavoratori o nuove modalità di accompagnamento nel mondo del lavoro per poterne affrontare i cambiamenti, in un territorio che, in questi anni, ha avuto forti tensioni sia a livello occupazionale che economico.

“Siamo davanti ad un accordo, in linea con il “Patto per il Lavoro”, che ci rende tutti parte attiva e responsabile per favorire una nuova fase di sviluppo economico di un importante area del territorio reggiano. Questo -commenta l’Assessore regionale alle attività produttive, Palma Costi– rimettendo l’occupazione e la ricollocazione delle persone al centro non solo delle nostre azioni ma di un sistema di coordinamento tra tutti gli attori di un territorio. Di fronte anche a crisi strutturali di alcuni comparti come l’edilizia, bisogna mettere in campo azione mirate. Le funzioni svolte dai Centri per l’impiego del territorio supporteranno le persone in cerca di lavoro attraverso servizi anche personalizzati al fine di innalzare le competenze professionali e trasversali per creare occupazione”.

“E’ importante che un intero sistema dia un segnale concreto di impegno per provare a reagire in un periodo così difficile e costruire soluzioni positive – dichiara il Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giammaria Manghi – Nel complesso i dati occupazionali reggiani, specie se messi a confronto con quelli del resto d’Italia, sono buoni, ma è innegabile che questa prolungata fase recessiva abbia prodotto anche qui il crollo di esperienze storiche, di varia derivazione, che pure avevano saputo contribuire nei decenni passati ad una diffusione larga di equità e benessere. Ed è su queste specificità negative sulle quali intendiamo confrontarci, perché la possibilità di lavorare e dunque la capacità di sostenere una famiglia è condizione indispensabile per la tenuta sociale di una comunità. Questo sistema incentrato sulla formazione – nella quale la Regione può mettere in campo risorse importanti, non solo finanziarie – credo possa davvero rappresentare un cambio di passo per favorire i reinserimenti lavorativi».

Di “positivo segnale in controtendenza per uscire dall’emergenza della crisi con politiche davvero attive del lavoro” ha parlato la segretaria provinciale della Cisl Margherita Salvioli, mentre il presidente di Confartigianato Lapam Reggio Emilia Ivo Biagini ha insistito sulla necessità “di orientare anche le scuole perché sfornino quelle figure professionali che servono al territorio” e la presidente di Confcommercio Donatella Prampolini ha sottolineato “l’importanza di incrociare le esigenze delle imprese con la formazione di chi ha perso il lavoro perché se per un giovare trovare un impiego è difficile, per un cinquantenne lo è ancora di più”.

A siglare il Patto, oltre a Regione Emilia-Romagna e Provincia di Reggio Emilia, i rappresentanti dei Comuni di Bagnolo in Piano, Boretto, Brescello, Cadelbosco di Sopra, Campagnola, Campegine, Castelnovo di Sotto, Correggio, Fabbrico, Gattatico, Gualtieri, Guastalla, Luzzara, Novellara, Poviglio, Reggiolo, Rio Saliceto, Rolo, San Martino in Rio, Sant’Ilario d’Enza, i rappresentanti di Legacoop Emilia Ovest, Cna, Confcooperative, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Unindustria Reggio Emilia e i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil di Reggio Emilia. I soggetti firmatari partecipano periodicamente ad un tavolo di coordinamento per l’attuazione delle azioni previste dall’accordo. L’agenzia regionale del Lavoro presente nell’ambito territoriale di interesse fungerà da supporto tecnico e di coordinamento del Patto territoriale.

 

L’Area Nord della provincia di Reggio Emilia

Dal punto di vista demografico il bacino territoriale individuato dal Patto conta 180.179 residenti (dati al primo gennaio 2016), con un incremento di ben 7.658 unità rispetto al 2008, quale riferimento pre-crisi (più 4,4%, in linea con l’incremento medio provinciale del 4,6%).  Il sistema imprenditoriale dell’Area Nord della provincia di Reggio Emilia ha sofferto il passaggio della crisi economica, con settori che hanno notevolmente accusato il colpo come quello delle costruzioni e del manifatturiero. La struttura economica della provincia di Reggio Emilia ha subito complessivamente negli anni contraddistinti dalla crisi, iniziata alla fine del 2008 e non ancora superata, una flessione che ammonta a -2.523 imprese (-4,3%). Nei 20 comuni del Patto, zona che comprende tutta l’area della Bassa reggiana, il calo percentuale è stato più evidente. Alla fine dell’anno scorso il numero delle imprese dell’area è sceso a 17.463 unità dalle 19.062 del 2009: 1.599 aziende in meno pari ad una flessione dell’8,4%.  Le imprese artigiane, che rappresentano circa un terzo dell’intera struttura produttiva dell’area analizzata, in otto anni sono calate dalle 7.173 del 2009 alle 6.011 del 2016: una flessione del 16,2% decisamente maggiore rispetto al totale dei restanti comuni reggiani (- 9,6%). Sempre nell’Area Nord nel 2016 sono aumentati del 19% i fallimenti rispetto all’anno precedente (il 74% delle imprese fallite appartengono ai settori del manifatturiero e delle costruzioni). Riguardo al mercato del lavoro, infine, si registra  tra il 2009 e il 2016 una tendenza al raddoppio dei disoccupati iscritti ai Centri per l’Impiego nei 20 Comuni a nord di Reggio Emilia.
















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