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“Indivisibili”: al Nonantola Film Festival il film sulle gemelle siamesi cantanti neomelodiche vincitore di 6 David 2017

Uno dei più interessanti e più premiati film italiani degli ultimi anni, vincitore di 7 David di Donatello 2017, tra cui miglior musicista a Enzo Avitabile, miglior attrice non protagonista ad Antonia Truppo, miglior sceneggiatura a Nicola Guaglianone,. Con la proiezione ad ingresso gratuito di “Indivisibili” di Edorado De Angelis continua domani domenica 30 aprile alle ore 21.00 presso la Sala Cinema Massimo Troisi di Nonantola l’undicesima edizione del Nonantola Film Festival, organizzato dall’omonima associazione affiliata Arci. Il film è interpretato dalle vere gemelle (non siamesi) Marianna e Angela Fontana, Massimiliano Rossi, Toni Laudadio, Peppe Servillo e come già accennato da Antonia Truppo, che per il secondo anno consecutivo ha vinto il David dopo quello nel 2016 nella stessa categoria per “Lo chiamavano Jeeg Robot” di Mainetti.

Viola e Dasy sono due gemelle siamesi che cantano ai matrimoni e alle feste e, grazie alle loro esibizioni, danno da vivere a tutta la famiglia. Le cose vanno bene fino a quando non scoprono di potersi dividere. Il loro sogno (in particolare quello di una delle due) è la normalità: un gelato, viaggiare, ballare, bere vino senza temere che l’altra si ubriachi… fare l’amore.

Ci sono luoghi che sembrano ‘volere’ che un film venga girato nel loro ambito. Questa è l’impressione che si ha vedendo “Indivisibili” in cui il territorio abusato di Castelvolturno si propone come il contesto ideale per una storia in cui la separazione ha il prezzo di un dolore non solo fisico. Edoardo De Angelis torna lì dove aveva chiuso la sua opera precedente – “Perez.” – e, grazie a due giovanissime attrici assolutamente in grado di portare sulle loro spalle gran parte della forza del film, ci presenta uno spaccato della società in un’area tormentata della Campania (…)È una storia d’amore sororale quella che ci viene proposta, un amore in cui una delle due chiede di poter respirare autonomamente l’ossigeno della vita trovando un ostacolo nell’altra ma è anche qualcosa di più e di diverso, andando forse al di là delle stesse intenzioni del regista. Perché finisce con il parlarci di una terra e di un popolo che faticosamente (e pagando costi elevati) cerca, nonostante tutto, di mostrare a se stesso e agli altri di poter trovare la forza per dividere, per separare la propria immagine da quella del malaffare e della criminalità, camorristica e non.
















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