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Teatro e salute mentale, gli assessori regionali Venturi e Mezzetti siglano un protocollo

firma-protocolloC’è chi, all’inizio, ha fatto fatica ad affrontare il pubblico, ma col tempo ha superato la paura e, anzi, ha provato una specie di rivincita. C’è chi non aveva mai pensato di poter salire su un palco, poi, piano piano, ha acquisito più forza e voglia di continuare. E chi spiega come quest’esperienza l’ha aiutato a elaborare “in modo sano e incisivo gli stati d’animo molto dolorosi e difficili con i quali convivo da lungo tempo”.

Sono centinaia e centinaia (852, dal 2011 a oggi) le persone, affette da disturbi mentali, che hanno partecipato al progetto regionale “Teatro e salute mentale”, avviato nel 2008 con il coinvolgimento dei Dipartimenti di salute mentale delle Aziende Usl dell’Emilia-Romagna. Un progetto cui il protocollo siglato oggi – firmatari, gli assessori Sergio Venturi (Politiche per la salute) e Massimo Mezzetti (Cultura), con rappresentanti dell’Istituzione Minguzzi e dell’associazione “Arte e salute” – vuole dare più forza e organicità.

Entrambi gli assessori hanno espresso soddisfazione per il protocollo, i cui obiettivi “sono molto culturali- ha sottolineato Venturi- , perché è dentro la cultura che si pone la legge Basaglia: un traguardo e insieme una partenza, da cui successivamente sono state via via costruite politiche che il mondo continua a guardare come modello”. Mezzetti ha ricordato come, negli anni, con questo progetto regionale si sia passati “dalla fase della terapia a quella della professionalizzazione degli stessi utenti-attori” e come, con questo protocollo, si proceda “sempre più nella strada dell’interdisciplinarità”.

Teatro e salute mentale: il progetto regionale.
L’attività di teatro, per la salute mentale, è oggi pressoché riconosciuta da tutti come un’opportunità: sia per la funzione terapeutica nei confronti del paziente (migliora il benessere psichico, sviluppa capacità creative ed espressive, favorisce l’autonomia nella sfera della gestione personale, l’integrazione in famiglia e nel contesto sociale), che per la funzione di collegamento con la società, per il superamento dello stigma. Dalla nascita del progetto “Teatro e salute mentale” ad oggi sono state realizzate attività laboratoriali, produzioni di spettacoli teatrali, momenti di formazione per operatori del settore, azioni di sensibilizzazione rivolte a studenti e cittadini, incontri formali e informali fra attori, associazioni di familiari. Tra gli eventi prodotti in questi anni, la tourneé “MoviMenti” nelle piazze dell’Emilia-Romagan, il festival “DiversaMente” a Bologna, il libro “Il Teatro illimitato”, la partecipazione al Festival di Barcellona e, in Cina, al Beijing Nanluoguxiang Performing Arts Festival.

Il protocollo dà, dunque, un’ulteriore struttura al progetto che dal 2011 ha coinvolto 852 pazienti e, solo tra il 2014 e il 2015, ha permesso di produrre 24 spettacoli con 135 repliche, 106 ore in media per ogni laboratorio finalizzato agli spettacoli e 327 ore di laboratorio per altre iniziative (burattini, scenografia, eventi musicali), coinvolgendo 23 compagnie teatrali regionali. A questi spettacoli hanno assistito 4180 studenti di istituti scolastici di tutta l’Emilia-Romagna. Tra gli enti coinvolti, Emilia Romagna Teatro Fondazione (ERT), Centro Diego Fabbri, Lenz Fondazione, Teatro Gioco Vita, I Teatri di Reggio Emilia, la Baracca Testoni Ragazzi, Teatro Comunale di Ferrara.

Con il protocollo viene istituito un Tavolo tecnico regionale, con il compito di valorizzare il progetto e far crescere ancora di più la programmazione teatrale e la sua “circuitazione” in tutta l’Emilia-Romagna, rafforzare il contatto tra queste esperienze teatrali e un pubblico ancora più vasto, valutare l’attività svolta, individuare forme e modalità di finanziamento dei progetti. Il Tavolo tecnico è composto anche dall’Agenzia sanitaria e sociale regionale (impegnata da tempo in studi di valutazione clinici e sociali delle esperienze teatrali nel campo della salute mentale), dal Centro servizi per il volontariato di Bologna, dal Dipartimento di psicologia dell’Università di Bologna e dalla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Ferrara.
















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