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Via libera al protocollo d’intesa che apre la strada all’apprendimento di mestieri teatrali da parte dei detenuti, anche minorenni

protocollo-carcereTeatro come opportunità di cambiamento per chi vive l’esperienza del carcere, teatro come occasione per restare in contatto con la società, come strumento per il reinserimento sociale e lavorativo di detenuti, sia adulti che minori. Questo in sintesi il senso della nuova intesa sull’attività di teatro nelle carceri, valida fino al 2019, che vede coinvolte oltre la Regione, l’Amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna, il coordinamento Teatro Carcere e, per la prima volta, il Centro per la giustizia minorile dell’Emilia Romagna e Marche. A sottoscrivere il protocollo, questa mattina a Bologna, la vicepresidente e assessore al welfare, Elisabetta Gualmini, l’Assessore alla cultura, Massimo Mezzetti e l’Assessore alla scuola e formazione, Patrizio Bianchi. La Regione, da quest’anno ha aumentato lo stanziamento di fondi per sostenere le attività previste dal protocollo, portandolo dai 30 mila euro previsti negli scorsi anni a 50 mila euro. Oltre a favorire lo sviluppo delle attività teatrali in carcere il protocollo prevede la realizzazione di percorsi formativi (tecnico luci, macchinista teatrale, falegname, sarto per i costumi) in grado di offrire ai detenuti l’opportunità di apprendere un mestiere teatrale spendibile per il loro reinserimento sociale.

“Desidero sottolineare le novità che abbiamo introdotto in questo nuovo protocollo- ha dichiarato la vicepresidente, Elisabetta Gualmini- da un lato l’allargamento degli assessorati coinvolti, grazie all’impegno di Patrizio Bianchi e Massimo Mezzetti, che ringrazio. Dall’altro l’unificazione del target di destinatari, tra minori e adulti. Svolgere attività teatrale dentro alle carceri sia per i minori che per gli adulti- spiega Gualmini- è un obiettivo pregevole e aiuta a promuovere le competenze, le potenzialità delle persone soggette a misure restrittive che hanno bisogno di ritrovare fiducia e speranza per un loro futuro nella legalità e nella vita sociale anche attraverso il lavoro”.

L’attività di teatro in carcere è ormai da più parti riconosciuta come valido strumento di conoscenza e crescita personale delle persone soggette a misure restrittive ma, come ha sottolineato l’assessore Mezzetti, “è un’esperienza che ha consentito di varcare la soglia invalicabile del pregiudizio, dello stigma sociale”. Per l’assessore Bianchi, invece, “l’attuazione di percorsi formativi legati al progetto Teatro in carcere e lavorare in modo integrato con gli assessorati alla cultura e al welfare, significa mettere al centro delle politiche regionali la persona, in questo caso i detenuti, e ragionare in un’ottica di lungo periodo che consenta il loro reinserimento sociale e lavorativo”.

In base all’intesa, il coordinamento Teatro Carcere, costituito nel marzo del 2011 per promuovere le attività culturali all’interno degli istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna (Ferrara, Parma, Modena, Castelfranco Emilia, Reggio Emilia, Bologna e Forlì), ha il compito di sviluppare i contenuti, organizzare seminari, attività laboratoriali, percorsi formativi ed elaborare proposte che verranno presentate al tavolo tecnico regionale per essere sostenute economicamente. Ai soggetti firmatari spetterà anche il compito di ricercare ulteriori risorse, oltre a quelle fornite annualmente dalla Regione, promuovere la circuitazione delle esperienze di teatro carcere in Emilia-Romagna presso teatri e spazi culturali, pubblicare la rivista annuale “Quaderni di teatro carcere”. Ogni anno le esperienze teatrali attivate negli Istituti penitenziari della regione hanno coinvolto da 100 a 150 detenuti e oltre un migliaio di spettatori esterni.
















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