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L’Amministrazione di Cavezzo fa “il punto” sulla scuola

“Il livello di attenzione e di programmazione di una Pubblica Amministrazione verso i cittadini lo “misuri” anche, soprattutto, in base al livello di efficienza dei servizi. Quelli alla scuola e alla famiglia, per esempio, dicono tanto. Forse non è un caso che l’attuale primo cittadino di Cavezzo, Lisa Luppi, abbia conquistato lo scranno da sindaco dopo essersi ‘fatta le ossa’ anche con deleghe legate a servizi sociali, cultura e scuola. Temi che, nel centro della Bassa, da sempre, sono all’attenzione degli amministratori. Si vede dalla cura dei dettagli, che, in verità, proprio minuzie non sono. Per esempio, nel posizionare spazi e immobili adiacenti e confinanti tra nido e scuola dell’infanzia, nel sostenere l’attività a sostegno dei ragazzi diversamente abili, nell’essere, nonostante i problemi di bilancio, al fianco di educatori, maestre e docenti nell’espletamento del loro insegnamento. La “palla” oggi, da Lisa Luppi è passata all’assessore Mario Tinti. Che è già al lavoro.

Mentre si pianifica il futuro, ecco che è andata in archivio, la ‘festa di fine anno dell’istituto comprensivo ‘Masi’ di Cavezzo. Con soddisfazione di tanti, se non di tutti. I laboratori sono stati utilizzati e mostrati, gli elaborati che da quei locali sono usciti hanno fatto bella mostra di loro e i genitori si sono ‘lustrati’ gli occhi davanti alle piccole opere d’arte dei loro figli. Denaro pubblico investito dalla Pubblica Amministrazione nel post terremoto che, certamente, dati i risultati, non potrà dar adito a polemiche. Senza tralasciare che i servizi educativi poi, vedi il nido, sono certamente innovativi e produttivi. In un istituto comprensivo di dimensioni di tutto rispetto, capace di ospitare nell’ultima annata scolastica, intorno ai 720 ragazzi.

Anche a Cavezzo però, e non è certo una novità, si devono fare i conti con il calo demografico. Ci sono i figli degli immigrati che compensano le scarse natalità degli italiani. Fino a ora non si registrano casi di difficilissima integrazione nel tessuto scolastico. Quando si tratta di figli d’immigrati di seconda, o terza generazione, hanno già una discreta conoscenza della lingua italiana. Davvero una buona notizia per l’attività didattica da svolgersi in classe”.

 
















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