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Nonantola Film Festival, Juliette Binoche intensa protagonista de “L’attesa” di Piero Messina

attesaCon la proiezione ad ingresso gratuito del film drammatico “L’attesa” opera d’esordio del 35enne regista siciliano Piero Messina – autore di cortometraggi e documentari per la Tv, aiuto regista di Paolo Sorrentino per “This Must Be The Place” e “La grande bellezza”   – continua domani sera alle ore 21.00 alla Sala Cinema Teatro Troisi di Nonantola la decima edizione del Nonantola Film Festival, organizzato dall’omonima associazione affiliata Arci. Presentato in concorso alla 72^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 2014, il film è interpretato da Juliette Binoche, Lou de Laâge, Giorgio Colangeli, Domenico Diele e Antonio Folletto.

Nel paese siciliano, poco distante dalla villa in cui Anna vive con il fedele inserviente Pietro, si è appena tenuto un funerale e la donna è stravolta dal dolore. Arriva però dalla Francia la giovane Jeanne, fidanzata con il figlio Giuseppe, la quale, quando riesce ad incontrarla, desidera sapere perché Giuseppe non si sia presentato per accoglierla. Riceverà risposte che occultano la verità perché la stessa è troppo dura per confessarla persino a se stessa.

Piero Messina al suo primo lungometraggio ha centrato l’obiettivo vanificando subito i sospetti di chi, sapendolo aiuto regista di Sorrentino, temeva che fosse affetto da qualche forma di manierismo ereditato dal maestro. Non è così, se si esclude la sequenza peraltro significante dei titoli di testa. Dichiarando la propria remota fonte di ispirazione in “La vita che ti diedi” di Pirandello il regista mette invece in gioco la propria sicilianità (è nato a Caltagirone) depurandola immediatamente da qualsiasi notazione folcloristica per porre invece al centro lo spazio, sia esso quello degli interni della villa su cui pesa il senso della perdita che quello del paesaggio che la circonda. Evidenzia poi uno sguardo attento alla ritualità più ancestrale quando fa della processione della Settimana Santa un momento nodale della vicenda. Perché quella che viene narrata è la storia di una Passione (si pensi alla prima fondamentale inquadratura) vista però dal punto di vista della Mater Dolorosa. Anna non può e non sa accettare la separazione da Giuseppe e nel momento in cui si trova davanti Jeanne comprende di avere l’inattesa opportunità di poter prolungare, suo tramite, la presenza di chi non c’è più. Il progressivo avvicinamento tra le due donne (che Messina presenta come entrambe di origine francese facilitandone quindi la comunicazione) dovrebbe proteggere la giovane da un dolore difficile da gestire ma in realtà è fondamentalmente funzionale al bisogno inconfessabile della madre. L’attesa di chi non c’è (o non c’è più), grazie all’interpretazione della Binoche ma anche a quella per nulla intimidita di Lou De Läage, diventa così uno scavo nelle dinamiche di un’elaborazione di un lutto da un lato e di una ipotetica presa di consapevolezza di una separazione da qualcuno che è ancora vivo dall’altro. Una delle domande a cui spetta allo spettatore fornire una risposta personale è quale sia la più difficile da superare.
















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