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Lapam lancia l’allarme: “Con lo status di ‘economia di mercato’ alla Cina, a rischio migliaia di posti di lavoro per effetti su meccanica e ceramica”

metalmeccanica“L’Unione Europea sta maturando, senza farne troppa pubblicità, una decisione che potrebbe cambiare la vita di milioni di lavoratori europei e di migliaia di reggiani: il riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina. Questione di status, sì, ma anche di sostanza. L’ingresso della Cina nel novero delle economie di mercato renderà illegali i dazi anti-dumping che attualmente proteggono diversi prodotti europei, verso i quali la Cina compete a prezzi molto al di sotto di quelli di mercato”. La denuncia arriva da Lapam Confartigianato e riguarda migliaia di imprese del nostro territorio, in particolare quelle meccaniche e anche la ceramica. “Tutto è stato scritto nel 2001, nel Protocollo sull’accesso nel Wto della Repubblica popolare cinese; scartabellando sino all’articolo 15 (d) si legge che tali misure di protezione decadranno ‘in ogni caso’ dopo quindici anni dalla data d’accesso della Cina nel Wto. Ci siamo quasi – sottolinea Lapam – manca appena un anno e le forze mondiali, tra le quali l’Ue, dovranno esprimersi sul riconoscimento. La Cina, da parte sua, fa notare col Protocollo in mano che la procedura è automatica allo scadere dei quindici anni. Le discussioni sono aperte, anche se non molto riprese dai media, e stanno già facendo affiorare tutte le contraddizioni in seno all’Unione Europea. La posta in gioco è enorme: uno studio pubblicato a settembre 2015 dall’Economic policy institute, un think-tank indipendente, ha stimato che l’incremento dei beni importati dalla Cina dato dalla caduta dei dazi anti-dumping costerebbe al Pil europeo una riduzione compresa fra l’1 e il 2%. Ancora più preoccupante è la mole dei lavoratori che perderebbe il proprio impiego: si parla di un minimo di 1,7 milioni di mobilità che possono arrivare a 3,5 milioni. A questi vanno aggiunti altri 2,7 milioni, di posti di lavoro ‘a rischio’.

L’Italia, tra l’altro, è il Paese che, in proporzione, avrebbe più da perdere dal riconoscimento alla Cina, sul piano commerciale ma anche sul versante del lavoro. Secondo gli studiosi dell’Epi la percentuale di posti di lavoro a rischio è compresa tra lo 0,9 e l’1,9% dell’occupazione totale”.

In provincia di Modena stiamo parlando di un impatto potenzialmente molto pesante, considerando che sono ben 4.733 le imprese meccaniche e che il comparto ceramico ‘pesa’ per 216 imprese (su un totale di 306 imprese del settore in Emilia-Romagna). Di conseguenza sono a rischio reale migliaia di posti di lavoro.

Altrettanto in quella di Reggio Emilia visto che sono ben 3.688 le imprese meccaniche e che il comparto ceramico ‘pesa’ per 67 imprese.

“La Cina ha già causato danni importanti col suo ingresso nel Wto. Se adesso le daremo pure lo status di economia di mercato salterebbero decine di dazi con pesanti ricadute sull’economia” conclude Lapam Confartigianato, che fa una proposta: “Invitiamo anche la Giunta regionale ad allertarsi” e a effettuare tutte le azioni necessarie affinché siano pienamente verificati i parametri e i vincoli richiesti alla repubblica Popolare Cinese. Mai come adesso la politica regionale deve attivarsi in tutti i modi per difendere il nostro tessuto produttivo e lavorativo. Dall’Unione Europa va pretesa collaborazione e non ostracismo. Vediamo se a Bruxelles tengono più ai cittadini di un Paese fondatore o agli apparati finanziari ed internazionali che ruotano attorno ai palazzi”.

 
















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