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Alluvione, LAV: responsabilità da ricercare nell’assenza di manutenzione e nella malagestione dei fondi ad essa dedicati

L’ennesimo studio che suggerisce la responsabilità degli animali selvatici, nello specifico istrice, tasso e volpe rossa, come causa dell’alluvione del Secchia, nel modenese, avvenuta nel gennaio 2014. E’ quanto ha annunciato l’Ansa oggi, riportando la notizia della pubblicazione dello studio sulla rivista scientifica Water Resources Research.

Lo studio, firmato dal prof. Stefano Orlandini e dal dott. Giovanni Moretti del Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari” di Unimore – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e dal prof. John Albertson della Cornell University di New York (USA), collaboratore abituale nel gruppo di ricerca di idrologia e costruzioni Idrauliche di Unimore, conclude indicando nella “gestione della fauna selvatica e della sua interazione con le opere idrauliche di difesa” un campo di intervento fondamentale per evitare futuri disastri.

“Cambiano le specie animali additate ma non la sostanza – commenta Massimo Vitturi, responsabile LAV settore Animali selvatici – e come al solito, l’unica soluzione proposta è la loro ‘gestione’, che spesso si traduce nel loro massacro, secondo una visione ancorata al decrepito approccio venatorio che non riesce a proporre nulla di diverso ed originale”.

Sottovalutato, incredibilmente, l’aspetto relativo alla manutenzione degli argini, la cui inadeguatezza era stata evidenziata appena un mese dopo l’alluvione dal direttore dell’AiPo (Agenzia interregionale per il fiume Po) Luigi Fortunato durante l’audizione presso la commissione Territorio della Regione Emilia Romagna, che sul Corriere.it dichiarava “è «inutile cercare i colpevoli» per la rottura, perché «con 18 milioni l’anno semplicemente non si può fare la manutenzione degli argini» e «l’Aipo non ha l’autonomia di bilancio per poter intervenire in maniera strutturale»; inoltre «è impossibile garantire in maniera assoluta sicurezza su fenomeni naturali», tanto che solo nella zona coinvolta «ci sono una decina di situazioni potenzialmente pericolose ogni anno»”. (http://www.corriere.it/cronache/14_febbraio_20/alluvione-modenese-nutrie-scagionate-6246beb8-9a4c-11e3-b6d7-4032582c678b.shtml).

Una gestione fallimentare denunciata anche da Report il 14 dicembre 2014, con il servizio “La cricca del Po”, che evidenziava lo sperpero di denaro pubblico che, stanziato per la manutenzione degli argini del Po e per la prevenzione degli eventuali danni procurati dalle Nutrie, finiva invece nelle tasche di funzionari compiacenti ed imprenditori veneti loro complici.

“Gli animali selvatici non sono mai “dannosi”, fanno semplicemente la loro vita. Quando però le nostre attività invadono il loro territorio, oppure si configurano come un incremento artificioso delle disponibilità di risorse alimentari, è logica conseguenza che si creino delle situazioni di conflitto. Per risolvere i conflitti tra interessi umani e presenze di animali selvatici, deve essere finalmente imposto il ricorso a misure incruente e non letali”, conclude Vitturi.

 
















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