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L’uomo e l’agricoltura: ad EXPO l’Università di Bologna chiama a confronto esperti, istituzioni e politici da tutto il mondo

agricoltura_2Il 12% della popolazione mondiale è ancora sottonutrito: è possibile coniugare sicurezza alimentare, sviluppo agricolo e rurale, lotta alla fame nel mondo, sostenibilità economica e tutela del paesaggio e dell’ambiente? Quali sono le sfide metodologiche e tecnologiche? Quali politiche attuare e come valutarle? Il tema del rapporto tra agricoltura, produzione di cibo, energia e sostenibilità è cruciale. Se poi consideriamo le dinamiche demografiche e i flussi migratori, comprendiamo quanto da tutto ciò dipenderanno i futuri equilibri mondiali.

La sostenibilità economica dell’agricoltura e la lotta alla fame nel mondo si scontrano con la tutela del paesaggio e dell’ambiente, l’uso urbano confligge con l’uso agricolo del suolo. Le politiche rurali devono trovare soluzioni di compromesso e richiedono dati, analisi e valutazioni del loro impatto. Il convegno “Misurare e pianificare l’agricoltura con metodi innovativi” (lunedì 31 agosto – EXPO, Padiglione Italia, dalle 14,30) organizzato dall’Università di Bologna, chiama a confronto su questi temi esperti da tutto il mondo, rappresentanti di istituzioni internazionali e politici.

“È necessario che la ricerca accademica dia un contributo concreto alla comprensione di questi fenomeni – sottolinea Elisabetta Carfagna, docente di statistica dell’ateneo bolognese e co-organizzatrice dell’incontro – per questo siamo particolarmente contenti della partecipazione di chi affronta questi temi nelle istituzioni italiane (Parlamento e Ministero dell’Agricoltura), europee (Centro comune di ricerche e Banca centrale europea) e delle Nazioni Unite (FAO e IFAD)”. “La nostra ricerca – ha continuato la prof. Carfagna – fornisce i dati e le analisi per definire politiche che possano coniugare la sicurezza alimentare, tramite l’inevitabile intensificazione dell’agricoltura in vaste aree del mondo, la preservazione dell’ambiente e del paesaggio e la sostenibilità economica. Le metodologie per lo studio e il monitoraggio dell’agricoltura richiedono un approccio multidisciplinare; superare lo studio settoriale è una sfida decisiva. Per questo il convegno ha nell’apertura e nel confronto la sua cifra peculiare: il confronto tra università, istituzioni e società, così come quello tra discipline”. “Gli studi che da molto tempo portiamo avanti – ha aggiunto la prof.ss Patrizia Tassinari, del Dipartimento di scienze Agrarie dell’Alma Mater, co-organizzatrice dell’incontro – sono la base conoscitiva per la pianificazione del territorio e le politiche di sviluppo agricolo e rurale, per creare quella virtuosa integrazione che pone al centro la valorizzazione dell’agricoltura e del territorio, uscendo da quella contrapposizione città-campagna che ha determinato imponenti consumi di suolo, a discapito dei migliori suoli agricoli e della qualità del paesaggio”.

Tra i temi dell’incontro assume un particolare rilievo il bisogno di creare una metodologia condivisa ed efficiente per la valutazione dell’impatto delle politiche, considerando la complessità e l’interazione tra i fenomeni e i settori. La tecnologia e l’integrazione di varie tipologie di dati spaziali forniscono un valido supporto, particolarmente i sistemi informativi geografici, i gps, e i dati telerilevati da aereo e da satellite, elaborati con tecniche geostatistiche. “Mi fa piacere partecipare perché i temi proposti sono cruciali per le politiche agricole italiane ed europee – ha dichiarato Luca Sani, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera, che ha accettato di moderare una sessione –. L’agricoltura deve avere come principale missione quella di produrre il cibo necessario alle generazioni presenti e future. Una buona agricoltura deve garantire un reddito adeguato agli agricoltori, altrimenti non fermeremo l’esodo dai campi che ancora caratterizza la nostra agricoltura, in special modo nelle aree collinari e montane. E questo vale in Italia e nel mondo, per cui confronti come questo sono essenziali. Lo dico dopo un’estate che nel nostro Paese ha fatto riemergere drammaticamente l’intollerabile piaga del caporalato che sfrutta lavoratori italiani ed immigrati, e questi ultimi ci richiamano alla necessità di favorire lo sviluppo agricolo nei paesi di origine.
















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