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Donne Imprenditrici, indagine Lapam Confartigianato: “solo 30 minuti al giorno per la cura di sé stesse”

DonneImprenditriciLapam Confartigianato di Modena e Reggio Emilia e il Movimento Donne di Lapam hanno elaborato una ricerca dal titolo “C’è un tempo per ogni cosa ?”,  sul rapporto tra Donne Imprenditrici e Welfare. Questo per valutare che tipo di offerta pubblica e privata viene dedicata, nel nostro territorio, ai servizi di welfare per le imprenditrici anche in rapporto al tempo che dedicano alla cura, alla salute e al benessere, togliendolo alla propria impresa.

Sono 160 le donne emiliano-romagnole coinvolte nella ricerca, interrogate sui temi legati alla cura della persona (cura di sé, cura degli altri), la sanità, l’education (istruzione e aggiornamento professionale), il benessere e l’impegno sociale. Il criterio di analisi  individuato è stato il tempo (la quantità, la frequenza, il valore).

La maggior quantità di risposte è pervenuta dalle classi di età 50/60 e 40/50 anni, ma sono state ricevute numerose  risposte anche da giovani imprenditrici con meno di 30 anni.

La maggior quantità di tempo di cura quotidiana dedicata agli altri riguarda i propri figli e i partner, mentre si sviluppano relazioni intense anche con  nipoti e figli del partner, più in generale, delegando ad altri soggetti vicini,  la cura di anziani assistiti e soggetti disabili. Per quanto riguarda la cura personale, invece, per il 70% delle imprenditrici il tempo per sé è molto diminuito, riducendosi a meno di 30 minuti al giorno.

“Le 160 donne imprenditrici emiliano-romagnole coinvolte nella ricerca testimoniano una progressiva riduzione del tempo dedicato alla guida della propria impresa ed alla cura di sé – sottolinea Cinzia Ligabue, presidente del Movimento Donne Impresa di Lapam – a favore di una quota sempre maggiore di tempo dedicato al welfare famigliare, con particolare riferimento a figli minori e nipoti, anziani assistiti e disabili. Se da una parte il gap dell’offerta pubblica viene integrato con una ingente immissione  di servizi da privati, l’intera offerta pubblica viene “scorporata” in quella insufficiente e inadeguata (cura e sanità) e quella apprezzata ed all’altezza delle aspettative di cittadini (cultura e benessere)”.

“Lo scenario generale del welfare, come evidenziato anche da recenti studi in Emilia Romagna, sembra imporre comunque una riflessione profonda del rapporto tra pubblico e privato, dei ruoli e delle competenze necessarie ad affrontare ‘bisogni sociali’ sempre più consistenti e personalizzati – commenta Erio Luigi Munari, presidente generale Lapam Confartigianato Modena e Reggio -. A causa dei sistematici tagli del welfare pubblico si apre uno spazio economico significativo per il welfare privato e per l’impresa sociale. Tale percorso però non appare affatto scontato e presuppone non soltanto un autonomo sviluppo, ma anche chiare e decise forme di incentivazione da parte delle amministrazioni pubbliche ai diversi livelli di presidio e responsabilità”.

“Per quanto riguarda il tempo, di per sé, non è una risorsa disponibile – conclude Cinzia Ligabue  -. Trattato dal punto di vista “sociale” il tempo diventa uno degli asset più importanti da gestire da parte delle  donne, sia dal punto di vista personale e famigliare, sia dal punto di vista imprenditoriale. In conclusione quanto emerge con forza dalla ricerca è una ‘risposta biografica ad un problema di sistema’;  una risposta che però non è più individuale, ma collettiva, che agisce in supplenza e  quotidianamente. Ripartendo quotidianamente finchè tempo, forze e reddito ce lo permetteranno”.
















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