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Inalca (Gruppo Cremonini): Flai/Cgilnon sottoscrive l’accordo che prevede il passaggio, a tempo determinato, di 950 lavoratori in un’agenzia interinale

inalca_950 soci lavoratori del Consorzio Euro 2000 sono stati coinvolti in uno dei più giganteschi cambi di “rapporto di lavoro” che si sia mai registrato sul territorio nazionale e regionale nel settore dell’industria alimentare.

I soci lavoratori erano tutti dipendenti, a tempo indeterminato, del Consorzio Euro 2000 il quale gestiva, da oltre 15 anni, gli appalti negli stabilimenti INALCA SPA di Modena, Lodi e Rieti. INALCA e Consorzio Euro 2000 erano soci in GESCAR SRL, società che attraverso affitti di rami d’azienda e appalti ha affidato, al consorzio stesso e alle cooperative ad esso associate, le fasi del processo produttivo nei tre siti produttivi dell’INALCA.

Un rapporto forte, durato quindici anni, tanto da essere considerato un “modello” di organizzazione d’impresa. I rapporti, fra Consorzio e INALCA SPA, si sono inspiegabilmente interrotti per motivi che non sono stati resi noti alle OOSS. L’unica motivazione, di cui noi eravamo a conoscenza, era di un ritardo nei pagamenti degli stipendi di una decina di giorni.

INALCA, in tre giorni, disdetta il rapporto quindicennale di collaborazione con il Consorzio Euro 2000 e, tramite la Trenkwalder, in meno di un giorno li fa assumere tutti a tempo determinato, per sei mesi precisi. Assunzioni “perfette”, con tutti i dati anagrafici e retributivi perfetti, comprese le qualifiche e le anzianità di servizio precise. Una velocità da fare invidia alle più moderne economie del Pianeta!

Gli ex lavoratori del Consorzio Euro 2000, ora Trenkwalder, si sono ritrovati nello stesso posto di lavoro, con le stesse attrezzature e gli stessi responsabili di reparto che gli impartiscono gli ordini. Un perfetto cambio di casacca, troppo perfetto, e che ha suscitato alla FLAI CGIL seri dubbi.

Stando ai contenuti dell’accordo separato, sottoscritto da FAI CISL e UILA UIL, i lavoratori rimarrebbero assunti in Trenkwalder per almeno sei mesi, tra l’altro già sottoscritto individualmente, dai lavoratori, nella lettera d’assunzione. Nel frattempo, INALCA, individuerebbe un altro soggetto che dovrebbe poi assumere questi lavoratori che, per effetto della Legge di stabilità 2015, godrebbero di due anni di decontribuzione, 8.060 euro per ogni dipendente. Come previsto dalla Legge di stabilità, nei due anni successivi, il soggetto imprenditoriale che assumerà questi lavoratori potrebbe godere di 14 milioni di euro di decontribuzione.

INALCA si farebbe anche carico degli eventuali arretrati retributivi o istituti contrattuali non regolarmente corrisposti, che i lavoratori potrebbero vantare nei confronti del Consorzio Euro 2000, con un meccanismo che riteniamo troppo vago e generico, che è comunque già tutelato, con la responsabilità solidale, dalla vigente normativa in vigore.

Quello che si sta consumando in INALCA non è un atto illegittimo, lo sappiamo bene, ma sarebbe comunque bene evitare che denaro pubblico possa essere utilizzato in questo modo, senza creare nuova occupazione ma, soprattutto, precarizzandola con le così dette “tutele crescenti” del Jobs Act! Queste assunzioni che, nelle statistiche, appariranno come “nuove” avverranno con l’assenza della tutela dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori!

La FLAI CGIL continua a richiedere l’assunzione di questi lavoratori da parte di INALCA e continuerà a farlo anche nel futuro. Al legislatore la decisione, magari con un bel Decreto Legge d’urgenza, di evitare l’utilizzo di denaro pubblico per simili operazioni.

Operazioni moralmente ed eticamente discutibili, tanto di più se si tratta di un’impresa che è indirettamente controllata da denaro pubblico, come nel caso di INALCA SPA. A novembre 2014 il 28,4% delle azioni di INALCA SPA è passato a IQ Made in Italy, joint venture fra Fondo Strategico Italiano e Qatar Investment Authority, tramite un investimento di 165 milioni di euro.

Il Fondo Strategico Italiano è una società di investimento di capitale di rischio con circa € 4,4 miliardi di capitale, il cui azionista strategico è la Cassa Depositi e Prestiti che detiene l’80% della società. La Banca d’Italia detiene il restante 20%.

 

(Umberto Franciosi, Segretario Generale FLAI CGIL Emilia Romagna)
















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