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Il defogliatore dell’ippocastano: meglio non trattarlo!

Cameraria_ohridellaL’ippocastano (Aesculus hyppocastanum) sta fiorendo proprio in questo periodo ed è molto frequentato da api e da altri pronubi. Qualsiasi trattamento insetticida non selettivo avrebbe quindi effetti devastanti sull’entomofauna utile.

Nel recente passato, i trattamenti erano giustificati da grosse infestazioni provocate da un Lepidottero minatore (Cameraria ohridella) proveniente dai Balcani che infesta l’ippocastano, prediligendo la varietà a fiori bianchi. Gli adulti (farfalline lunghe pochi millimetri) fanno la loro comparsa in aprile-maggio e, dopo l’accoppiamento, depongono le uova sulle foglie. Da queste, sgusciano le larve che, scavando gallerie nel mesofillo fogliare, danno origine a “mine” che, confluendo tra loro, possono interessare l’intero lembo fogliare. Le piante infestate sono soggette a precoci defogliazioni.

Le esperienze condotte negli ultimi anni hanno evidenziato che le piante possono sopportare forti attacchi senza subire danni irreversibili che ne compromettano la vitalità. Particolarmente utili si sono rivelate, nel tempo, la raccolta e l’eliminazione delle foglie infestate cadute a terra, nelle quali svernano le crisalidi dell’insetto. Inoltre, con il graduale aumento degli insetti antagonisti, è ipotizzabile un progressivo controllo naturale di Cameraria, come è avvenuto per altri minatori fogliari arrivati nel nostro Paese.

Per non danneggiare le api e ostacolare l´azione degli antagonisti naturali, è bene evitare i trattamenti sopra chioma con insetticidi.

La normativa consente di effettuare un trattamento endoterapico con prodotti a base di imidacloprid alla caduta dei petali. In ogni caso, interventi di questo tipo non andrebbero mai effettuati su piante cariate o in precarie condizioni vegetative; inoltre questa strategia non esclude effetti collaterali negativi nei confronti delle api anche nell’anno successivo al trattamento.

Al fine di contenere, almeno in parte, la defogliazione della chioma, può essere utile l’impiego di biostimolanti contenenti aminoacidi, enzimi e oligoelementi che aiutino la pianta a resistere, nei mesi estivi, alla fisiopatia meglio conosciuta come “bruciore non parassitario” causata da sbalzi termici, alte temperature, elementi inquinanti nell’atmosfera, stress idrici cui l’ippocastano è per natura sensibile.

 

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito del Servizio Fitosanitario Regionale

 
















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