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Tramite ‘dichiarazioni d’intento’ false, maxi frode all’iva per oltre 20 milioni di euro

finanza__100Alle prime luci dell’alba, nelle province di Modena, Reggio Emilia, Bologna e Padova, la Guardia di Finanza di Modena ha dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del locale Tribunale, Dott. Romito, nei confronti di sei soggetti – di cui 4 in carcere e 2 agli arresti domiciliari – facenti parte, secondo le indagini, di un’articolata associazione a delinquere operante prevalentemente nelle province di Modena e Reggio Emilia, costituita al fine di commettere plurimi reati fiscali.
L’attività investigativa, delegata dalla Procura della Repubblica di Modena e diretta dal Sostituto Procuratore Claudia Natalini, trae origine dall’esecuzione di alcune verifiche fiscali avviate dal Nucleo di Polizia Tributaria di Modena a partire dal mese di luglio 2014, nei confronti di due società esercenti l’attività di fabbricazione di materiale informatico, con sede nel modenese.
In particolare, nel corso delle attività ispettive, era emerso come le società controllate avevano acquistato sistematicamente merce senza pagare l’IVA attraverso un meccanismo semplice ma efficace: rilasciavano ai fornitori delle “dichiarazioni d’intento” false, simulando di essere “esportatori abituali”, beneficiando così della normativa IVA vigente che concede la possibilità a chi esporta, di comprare beni e servizi senza pagare l’IVA entro un determinato limite definito “Plafond IVA”, sostanzialmente corrispondente all’importo delle operazioni di vendita effettuate all’estero nei dodici mesi precedenti (beneficio riconosciuto in favore delle imprese esportatrici, al fine di evitare la creazione di rilevanti crediti Iva).
Utilizzando tale meccanismo illecito, le due società, le quali in realtà anziché esportare rivendevano i beni in Italia, si erano appropriate indebitamente di oltre venti milioni di euro di IVA incassata dalle vendite effettuate nei confronti dei propri clienti nazionali che, al contrario, avrebbero dovuto versare all’Erario.
Le successive indagini di polizia giudiziaria hanno consentito di acclarare come tali somme siano state successivamente trasferite dai conti delle società verificate a quelli nella disponibilità dei promotori del meccanismo
fraudolento, residenti nella Provincia di Reggio Emilia, giustificando i flussi di denaro mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti ovvero fittizie operazioni di finanziamento.
Gli organizzatori dell’associazione criminale formalmente non apparivano in alcuna delle diverse società coinvolte nella frode e, proprio per tale motivo, erano riusciti a sottrarsi, fino alla data odierna, ad ogni forma di responsabilità penale e amministrativa.
Infatti la frode, ben congegnata, prevedeva l’acquisizione di società in difficoltà economiche e/o prossime al fallimento, effettivamente operanti sul territorio, ai vertici delle quali venivano formalmente nominati amministratori di comodo e/o prestanome. Attraverso il compimento di gravi irregolarità fiscali e contabili come quelle appena descritte, l’organizzazione si appropriava illecitamente dell’IVA generata dall’attività effettivamente svolta dalle società acquisite.

Nel corso delle indagini è inoltre emerso come i soggetti arrestati fossero i mandanti ed organizzatori di un’altra imponente frode fiscale, scoperta sempre dalle Fiamme Gialle modenesi lo scorso mese di giugno, nell’ambito della c.d. “operazione AVATAR”, che aveva permesso di scoprire un’evasione fiscale di circa 100 milioni di euro di imposte dirette e 13 milioni di IVA, nonché l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per 250 milioni
di euro e l’utilizzo di fatture false per oltre 225 milioni di euro.

Al termine delle attività investigative, il G.I.P. del Tribunale di Modena, accogliendo la richiesta della locale Procura, ritenendo sussistente il pericolo di reiterazione del reato, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei
confronti dei soggetti più rilevanti dell’organizzazione criminale. Numerose sono le perquisizioni tutt’ora in corso presso le abitazioni degli indagati.
Nell’organizzazione criminale, tra l’altro, sono risultati coinvolti anche altri 9 soggetti (residenti nelle provincie di Modena, Bologna, Reggio Emilia, Parma e Brescia), per i quali è scattata la denuncia a piede libero.

Da ultimo, nel corso dell’operazione è stata data esecuzione ad un decreto d’urgenza di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, fino ad un valore pari a circa 17 milioni di Euro, emesso dalla locale Procura della Repubblica, finalizzato alla successiva confisca per “equivalente” dell’illecito profitto conseguito.

L’operazione sviluppata dalle Fiamme Gialle modenesi si inquadra nelle rinnovate linee strategiche dell’azione del Corpo, volte a rafforzare l’azione di contrasto ai fenomeni illeciti più gravi ed insidiosi, nonché ad incrementare
ulteriormente la qualità degli interventi ispettivi, integrando le funzioni di polizia economico finanziaria con le indagini di polizia giudiziaria e garantendo il perseguimento degli obiettivi di aggressione dei patrimoni dei
soggetti dediti ad attività criminose, al fine di assicurare l’effettivo recupero delle somme frutto, oggetto o provento delle condotte illecite.
In tale contesto, la lotta alle frodi fiscali costituisce l’ambito di intervento dove meglio si esprime la valenza dell’azione della Guardia di Finanza, cui sono contestualmente attribuite – come noto – le funzioni di polizia giudiziaria e di polizia tributaria; l’organizzazione criminale scoperta, in effetti, si è dimostrata particolarmente pericolosa non solo per l’entità delle imposte evase alla collettività ed ai cittadini onesti, ma soprattutto per le modalità attuative concretamente poste in essere fondate sull’utilizzo di documentazione falsa, in quanto tale espressiva di condotte criminali fortemente aggressive.
















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