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Tiziano Motti: “Serve una presa di coscienza collettiva per ridurre gli sprechi alimentari”

TizianoMotti_6_autAbbiamo bisogno in Europa di misure urgenti per ridurre entro il 2025 gli sprechi alimentari e per migliorare l’accesso al cibo per i cittadini più vulnerabili. I dati sono impressionanti: gli sprechi attuali nei 27 paesi dell’Unione europea corrispondono a 89 milioni di tonnellate all’anno (vale a dire 179 kg pro-capite) e la proiezione per il 2020 (se non s’interviene) è pari a 126 milioni di tonnellate, con un aumento del 40% rispetto ai dati attuali. E’ uno dei temi che sta affrontando Tiziano Motti, eurodeputato della settima legislatura e fondatore dell’associazione di iniziativa parlamentare europea “Europa dei Diritti”, che ripropone anche quest’anno il concorso di scrittura per gli studenti delle scuole superiori di Reggio Emilia, denominato “We Wright”. Anche lo spreco di cibo potrà essere uno dei temi proposti il 24 aprile in occasione della stesura dei componimenti. Chi spreca di più? In testa le famiglie, con il 42% (il 60% dello spreco è accertato come evitabile), seguono i produttori con il 39%, poi i rivenditori con il 5% ed infine il settore della ristorazione con il 14%. Il Parlamento Europeo ha deciso di correre ai ripari chiedendo che vengano prese misure urgenti , perché nello stesso tempo in cui avviene lo spreco,  79 milioni di cittadini Ue vivono al di sotto della soglia di povertà e 16 milioni di persone dipendono dagli aiuti alimentari. Una risoluzione approvata dal Parlamento europeo chiede di promuovere nuove campagne di sensibilizzazione, sia a livello europeo sia a livello nazionale, per informare il pubblico su come evitare lo spreco alimentare. “Serve una presa di coscienza collettiva – afferma Tiziano Motti – che riesca ad indebolire il valore commerciale dell’apparenza e della quantità del cibo, adattandola maggiormente ai bisogni reali di ciascun consumatore. È una sfida difficile, ma l’Unione europea può farcela com’è riuscita in passato con politiche di impatto sociale molto forte, quali l’interdizione del fumo negli ambienti pubblici».
















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