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L’associazionismo femminile di Modena al dialogo con il Governo

Formare tutti gli educatori e i formatori a riconoscere e contrastare le radici culturali della violenza sulle donne. Istituire un Garante dei messaggi nei libri di testo scolastici, con provvedimenti sanzionatori alle case editrici in caso di lesa immagine della figura femminile.  Avanzare una legge organica per assicurare l’accesso alla giustizia delle donne vittime di  violenza maschile anche attraverso un adeguamento dei procedimenti civili che spesso declassa la violenza sulle donne a conflitto di coppia. Favorire la costituzione di parte civile da parte delle associazioni nei processi per femminicidio. Avere maggiore attenzione al fenomeno delle Mutilazioni genitali femminili e dei matrimoni forzati. Sostenere progetti per la creazione di lavoro da parte di donne singole e associate che hanno subito violenza, sia con aiuti economici, sia con altre forme di facilitazione e che le forme di reddito stanziate non si configurino in senso assistenzialistico ma diano una concreta opportunità di autonomia.

Queste alcune delle raccomandazioni che Centro documentazione donna, Casa delle donne contro la violenza, Udi, Gruppo donne e giustizia, Donne nel mondo, hanno inviato alla delegata del Governo Giovanna Martelli dopo il seminario “Dalla Convenzione di Istanbul al Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere” (Modena, 21 febbraio 2015).

Le associazioni auspicano, inoltre, un Piano d’azione straordinario nazionale contro la violenza sessuale e di genere che oltre a rafforzare l’azione di ascolto e accoglienza dei Centri antiviolenza finalmente investa risorse stabili e continuative sulle attività culturali ed educative di prevenzione svolte dalle altre associazioni femminili.

“Riconoscendo e abbracciando interamente le finalità e i valori fondanti della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica le associazioni modenesi chiedono di essere una parte attiva nel confronto con il Governo in merito all’elaborazione nazionale del Piano d’azione straordinario che dovrà rendere operativo l’impegno del Governo italiano su tali temi.

La realtà modenese, con la sua ricca vita associativa, è infatti costellata di esperienze significative sul tema tra le quali il primo “Tavolo contro la violenza sulle donne” in Italia, nato nel 2006 ad opera della Prefettura di Modena in collaborazione della Provincia nonché numerose esperienze culturali, formative ed educative individuate quali buone prassi a livello regionale ed europeo.

Le Associazioni femminili modenesi individuano unanimemente la necessità di finanziamenti e risorse adeguate al conseguimento delle finalità esplicate dalla Convenzione e al raggiungimento degli obiettivi nazionali esibiti nelle linee guida del Piano d’azione straordinario; auspicano altresì alla definizione di un Piano pluriennale che riesca a garantire una programmazione complessa e articolata in un tempo lungo ma definito. Si ritiene fondamentale la valorizzazione di ogni attore della Rete (territoriale e nazionale), in primo luogo prevedendo una equilibrata rappresentanza all’interno delle reti istituzionali delle associazioni femminili che abbiano esperienze e finalità statutarie in merito alla prevenzione e al contrasto della violenza contro le donne investendo – oltre che nella pratica di accoglienza e sostegno alle vittime per l’uscita dalla violenza dei Centri antiviolenza – anche nell’associazionismo femminile impegnato con continuità nella diffusione di nuovi modelli educativi e culturali. Il Piano dovrebbe richiedere inoltre una chiara ripartizione delle responsabilità e un pieno rispetto delle tempistiche, quindi una costante opera di monitoraggio sugli obiettivi raggiunti in termini di servizi erogati, ma anche di prevenzione e contrasto del fenomeno al fine di valutarne l’azione complessiva.

In particolare in virtù della pluriennale esperienza in materia e della consolidata metodologia specifica per fronteggiare il problema della violenza di genere, ogni Associazione  ha offerto il suo apporto, rifacendosi alle proprie specificità e competenze”.

 
















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