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Da Sassuolo in visita ad Urbania e Urbino

urbaniaL’Associazione Culturale  FORUM U.T.E.  di Sassuolo  informa che  per le rassegne di visite ‘Città d’Arte e Grandi Mostre’ sono aperte le prenotazioni per la gita di domenica 29 marzo 2015 a Urbania e a Urbino con visita al Palazzo Ducale, alla Galleria Nazionale delle Marche e alla mostra “Lo studiologo del Duca” Il ritorno degli uomini illustri  alla corte di Urbino.

U R B A N I A

Cittadina ricca di monumenti, posta al centro dell’alta valle del Metauro (62 km dal mare), lambita per tre lati dal fiume che scorre a ridosso delle antiche mura.
Nata nel medioevo come Castel delle Ripe, sorgeva sui colli della riva sinistra del Metauro. Distrutta nel 1277 dal ghibellino Galasso da Montefeltro per la fedeltà verso la fazione guelfa, fu ricostruita nel 1284 dal legato papale Guglielmo Durante che ne trasferì l’abitato dalle collina alla pianura, affidandone la difesa ad un munito castello, a potenti mura e alle acque del fiume che le scorrevano e ancora scorrono attorno. Da questo periodo, a ricordo del suo fondatore, fu chiamata Casteldurante: denominazione che mutò in Urbania solo nel 1636, dopo la devoluzione alla Chiesa del ducato di Urbino di cui aveva finito per far parte, allorché Papa Urbano VIII la elevò al grado di città con relativa diocesi. Urbania presenta un impianto urbanistico assai regolare, con vicoli lunghi e diritti che la fanno assomigliare ad un accampamento romano. È divisa in quattro quartieri (Porta Parco, Porta Cella, Porta Vecchia, Porta Nuova) e presenta all’interno del nucleo storico costruzioni di vari periodi, più d’uno di notevole pregio architettonico. Fra tutte emerge la vasta mole del Palazzo Ducale (sec. XV-XVI), già appartenuto ai Brancaleone, primi feudatari di Casteldurante, e poi residenza dei Montefeltro e dei Della Rovere e oggi sede della Biblioteca Comunale, degli Archivi Storici, del Museo Civico e del Museo della Civiltà Contadina. Fra gli edifici sacri vanno ricordate la Chiesa dei Morti con bel portale gotico e il macabro ‘Cimitero delle mummie’, la rinascimentale Chiesa del Corpus Domini, la barocca Chiesa di SantaCaterina, la settecentesca Chiesa di San Francesco e la coeva Cattedrale con annesso Palazzo vescovile, oggi sede del Museo Diocesano. Da ricordare anche il Palazzo Comunale (sec. XVI) con la coeva Torre Campanaria (1561), l’ottocentesco Teatro ‘D. Bramante’ con elegante sala a palchetti e, un chilometro fuori dell’abitato, il complesso rinascimentale del Barco con incorporata la settecentesca Chiesa di San Giovanni Battista.
Celebri in tutto il mondo sono le antiche ceramiche di Casteldurante, prodotte dagli abili maiolicari del luogo che, favoriti dalla corte roveresca, poterono giovarsi della collaborazione di pittori famosi, dando vita al genere dello ‘Istoriato’ che ha reso celebri Maestri come Zoan Maria, Simone da Colonella, i Dolci e i Fontana, insieme con Cipriano Piccolpasso, autore del trattato “Li tre libri dell’arte del vasaio” (1548).

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U R B I N O

Visita al Palazzo Ducale, alla Galleria Nazionale delle Marche e alla mostra L O S T U D I O L O D E L D U C A  Il ritorno degli uomini illustri  alla corte di Urbino.

Dopo quasi quattrocento anni, uno dei luoghi più emblematici, una delle testimonianze
più rare e preziose del Rinascimento italiano, lo Studiolo di Federico di Montefeltro nel Palazzo Ducale di Urbino, viene ricomposto.
Una mostra mai realizzata prima d’ora permette – dal 12 marzo al 4 luglio 2015 presso la Galleria Nazionale delle Marche – di restituire al pubblico lo Studiolo del Duca nella sua veste originaria, precedente cioè allo smembramento seicentesco dei dipinti, che completavano la decorazione di questo microcosmo intellettuale tanto denso di significati e messaggi, con la raffigurazione dei cosiddetti Uomini illustri: filosofi, poeti, scienziati, uomini di ingegno, dottori della Chiesa del lontano passato o contemporanei, chiamati a raccolta dal Duca per ispirarlo e guidarlo.

Una ricostruzione affascinante e complessa che rivela prima di tutto un tratto della storia di Urbino e un capitolo fondamentale del nostro Rinascimento, ma che ci ricorda anche come 14 dei 28 personaggi rappresentati in questo ambiente privatissimo – e nel contempo fortemente rappresentativo – siano finiti al Musée du Louvre a Parigi, dopo la “razzia” attuata nel 1633 dal Cardinale Antonio Barberini, le complicate divisioni ereditarie, il passaggio nella collezione del Cardinale Fesch, zio di Napoleone, e poi in quella del marchese Campana, la sua bancarotta e, infine l’acquisto dei 14 dipinti da parte di Napoleone III. Un evento che rievoca il clima intellettuale del tempo e le ambizioni di Federico di Montefeltro – lui che più di ogni altro ha rappresentato il mito rinascimentale della virtù militare unita alla sapienza – e che giungendo a conclusione di articolate indagini e studi sui dipinti, potrà forse contribuire a far luce sugli artisti coinvolti nell’impresa e sui complessi riferimenti culturali o studiolo d’Urbino, esempio capitale di una tipologia che conta pochi esemplari superstiti, rispondeva all’antica idea di ricreare un ambiente adeguato a favorire studio e riflessione, radunando immagini di sapienti – con i quali instaurare un dialogo virtuale – e oggetti rari con cui nutrire lo spirito. Un luogo di piccole dimensioni, collocato nel cuore dell’appartamento del Duca e adiacente agli spazi domestici, tra gli ambienti destinati alle funzioni pubbliche e quelli deputati al sacro; composto da un continuum di tarsie lignee di bottega fiorentina (Giuliano, Benedetto da Maiano e bottega, con cartone di Botticelli per le “Virtù” e forse di Giorgio Martini) con raffigurati libri, strumenti musicali e scientifici, armi e insegne, clessidre e personificazioni allegoriche che compaiono su ripiani della finta panca e fanno capolino da finte ante socchiuse. Un trionfo illusionisticocoronato, tra rivestimento ligneo e soffitto, dai ritratti appunto di 28 Uomini Illustri collocati in gruppi di quattro, su due piani:

Con la fine della dinastia dei Della Rovere e la devoluzione del ducato di Urbino alla Stato pontificio, ci fu lo smembramento dei dipinti dello Studiolo: un’operazione di rimozione “devastante” che portò alla parcellizzazione delle immagini con il taglio del supporto ligneo. Ciò che era stato concepito spazialmente e strutturalmente come unicum, un sistema organico fatto di aggregazioni e rimandi interni – reso ora esplicito anche dagli esami dei supporti – fu trasformato in una serie di ritratti individuali con la perdita del disegno unitario, dei riferimenti al Duca, del messaggio implicito.Oggi solo la metà dei ritratti è conservata nel Palazzo divenuto sede della Galleria Nazionale delle Marche – opere acquistate dalla Stato italiano nel 1934 a seguito del famoso accordo sul Fidecommesso Barberini e riportate in loco – mentre le restanti 14 tavole, giunte al Museo del Louvre nel 1863, non sono mai tornate prima d’ora in Italia.Lo faranno in questa occasione, ricollocate nelle loro posizione originale, in una mostra curata da Carlo Bertelli, Alessandro Marchi e Maria Rosaria Valazzi, prodotta e organizzata da Villaggio Globale International, promossa dalla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche e dalla Regione Marche con la partecipazione del Musée du Louvre e la collaborazione del Comune di Urbino.

Quota di partecipazione  € 60,00 a persona (la quota comprende: viaggio in pullman andata e ritorno, ingresso alla mostra, visita guidata). Pranzo libero.

Per informazioni e per la prenotazione obbligatoria entro e non oltre venerdì 27 marzo 2015: Danira Guidetti Calabrese  348 5495475
P A R T E N Z E

ONDE EVITARE RITARDI
SI RICORDA LA CONCOMITANZA DEL PASSAGGIO
DALL’ORA SOLARE ALL’ORA LEGALE

– da Sassuolo, piazzale Risorgimento, ORE 6.30 (ora legale)
– da Modena, piazzale della Motorizzazione Civile, ORE 6.45 (ora legale)

Le visite guidate saranno condotte da Luca Silingardi, storico dell’arte.

Gli acconti e i saldi delle quote di partecipazione saranno ritirati ogni venerdì presso la sede di Forum UTE,
in piazzale Risorgimento 52 a Sassuolo, dalle ore 17.30 alle ore 19,  secondo le modalità e le scadenze che saranno comunicate al momento della prenotazione telefonica.
Coloro che fossero impossibiliti a raggiungere la sede, possono procedere al versamento degli acconti e dei saldi,
secondo le medesime modalità e scadenze,  a mezzo di bonifico bancario sul conto corrente 1151036  presso la Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Sassuolo Sede  intestato a Forum UTE  IBAN: IT 17 F 05387 67010 000001151036
















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