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Legalità: la Giunta regionale vara una serie di misure per il coordinamento delle politiche e la prevenzione della criminalità organizzata

Massimo-Mezzetti“Oggi presentiamo queste iniziative e altre ne seguiranno, sempre nell’ambito delle nostre competenze né giudiziarie né inquirenti, per stringere le maglie contro l’infiltrazione mafiosa soprattutto nel campo dell’economia e in quello degli appalti pubblici. Perché la Regione Emilia-Romagna in questo campo non è all’anno zero”.
Così l’assessore regionale alle Politiche per la Legalità, Massimo Mezzetti, ha presentato una serie di misure varate dalla Giunta regionale nella seduta di venerdì 27 febbraio, di potenziamento di quanto già in atto per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata, anche attraverso la promozione e diffusione di una cultura della legalità.

“Raccogliamo l’appello che da più parti è provenuto affinchè ciascuno faccia la propria parte nel contrasto al crimine organizzato – ha affermato Mezzetti -, avendo già recepito e condiviso da tanti anni con la società regionale le indicazioni allarmanti in questo senso. Voglio ricordare che la Regione denunciava queste infiltrazioni già dalla fine degli anni Novanta e la Direzione investigativa antimafia è stata istituita a Bologna soltanto dal 2012, perché la Regione e le forze parlamentari hanno insistito a tal fine. Oggi spero che anche grazie all’inchiesta Aemilia gli occhi di tutti siano ben aperti e che nessuno possa più dire: io non sapevo. Ciascun attore di questa vicenda faccia la propria parte. Come per esempio nella zona colpita dal sisma del 2012, dove ci trovammo ad agire nella completa assenza di norme anche nazionali, e dove abbiamo ricostruito in quel frangente con il presidente Vasco Errani e col capo della Protezione civile Franco Gabrielli un quadro che ci ha consentito di rafforzare molto il filtro del controllo sugli appalti. Bisogna ricordare sempre, al di là di facili demagogie, che su 1.115 imprese oggetto di attenzione antimafia da parte delle prefetture soltanto 9 hanno ottenuto un’interdittiva: stiamo parlando dello 0, 6 per cento.

“Oggi – ha aggiunto l’assessore – vogliamo allargare queste metodologie che hanno dimostrato di funzionare, rafforzandole sulla base delle nostre esperienze, a tutto il territorio regionale. Quindi non più soltanto una griglia di criteri che superano il massimo ribasso, gli elenchi delle aziende benemerite incrociate con quelle delle White List,. Il territorio regionale, inoltre, dovrà subire una semplificazione sul numero delle stazioni appaltanti, oggi 140 solo nel modenese, portandolo a circa 50 in tutta la regione”.

“Le grandi mobilitazioni di questo periodo – conclude Mezzetti – dimostrano inoltre che non siamo in una regione dove le menti degli emiliano-romagnoli siano state corrotte dalle mafie, lo testimoniano le centinaia di iniziative di queste settimane che ci porteranno alla manifestazione nazionale di Libera del prossimo 21 marzo a Bologna. Qui abbiamo ancora tutte le potenzialità per poter arginare e sconfiggere i fenomeni di infiltrazione”.

Le iniziative varate dalla Giunta
Con un Progetto di legge (“Modifiche alla Legge regionale 9 maggio 2011, n. 3) si è deciso di rafforzare il ruolo dell’Osservatorio regionale sui fenomeni connessi al crimine organizzato e mafioso, al fine di:

garantire il costante monitoraggio dei segnali anticipatori della penetrazione della criminalità organizzata all’interno della comunità emiliano-romagnola e delle iniziative promosse dalla regione;
integrare le fonti informative esistenti sul tema del crimine organizzato e mafioso e su altri fenomeni ad esso connessi e, contemporaneamente, di predisporre rapporti conoscitivi, anche in raccordo con il Centro di documentazione regionale, da mettere a disposizione della Giunta e di tutta la comunità regionale.
A tale proposito all’Osservatorio regionale, in collegamento con gli osservatori locali, viene ora demandata la funzione di analizzare e individuare temi rilevanti ed emergenti collegati al fenomeno del crimine organizzato e mafioso e verso cui esiste una particolare sensibilità sociale da sottoporre all’attenzione della costituenda Consulta regionale, al fine di essere approfonditi sul piano conoscitivo.
Il ruolo dell’Osservatorio regionale sui fenomeni connessi al crimine organizzato e mafioso viene ulteriormente valorizzato rispetto alla diretta promozione di seminari tematici, iniziative editoriali e, più in generale, di carattere culturale, finalizzate alla diffusione di conoscenza in materia, in raccordo con il centro di documentazione tematico collocato presso la Biblioteca dell’Assemblea legislativa, nella convinzione che una comunità consapevole e informata rappresenti un argine importante nella resistenza ai fenomeni di illegalità.

Ai fini della promozione e dello sviluppo delle politiche regionali di prevenzione e contrasto del crimine organizzato e mafioso si prevede l’opportunità di convocare la Conferenza regionale sulla legalità già prevista dalla Legge 24/2003, in particolare per meglio coordinare gli interventi di prevenzione primaria e secondaria con le azioni finalizzate al sostegno degli Enti Locali destinatari di beni immobili confiscati.

Inoltre, nell’ottica di rafforzare i rapporti di collaborazione e i compiti di coordinamento della Regione con i soggetti istituzionali preposti a compiti di indagine e osservazione dei fenomeni di criminalità organizzata e mafiosa, con gli Enti locali territoriali nonché con le Associazioni e le Organizzazioni sociali, sindacali e di categoria, viene istituita la Consulta regionale per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso e per la promozione della cultura della legalità. In particolare la Consulta regionale per la promozione della cultura della legalità svolgerà attività  propositive e consultive nei confronti della Giunta Regionale in materia di cultura della legalità e della cittadinanza responsabile.

Va inoltre aggiunto un impegno ulteriore della Regione a rafforzare il coordinamento e l’armonizzazione dei propri interventi a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso. Infatti già dalla passata Legislatura, la Regione Emilia-Romagna ha adottato una serie di interventi con l’approvazione di tre Leggi regionali di settore (11/2010 “settore edile e delle costruzioni”, 3/2011 “promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile” e 3/2014 “settori dell’autotrasporto, del facchinaggio, della movimentazione merci e dei servizi complementari”).Al fine di favorire l’attuazione coordinata di queste leggi, uno dei nuovi strumenti adottati sul piano interno consiste nella costituzione di una Cabina di regia interdirezionale, presieduta dall’Assessore in materia di legalità, così da garantire maggiore efficacia alle politiche regionali e operare tra le diverse norme di settore un più puntuale raccordo e coordinamento delle attività.

 

Resoconto delle politiche per la legalità della Regione

Accordi con pubbliche amministrazioni
Sono stati siglati 78 accordi con pubbliche amministrazioni (Comuni, Province, scuole, università e Camere di Commercio) per la realizzazione di progetti di prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e per il recupero di beni confiscati.

Con protocolli e accordi, la Regione ha sostenuto, non solo finanziariamente ma anche con competenze tecniche e di progettazione, Enti Locali e le Istituzioni formative in un ampio spettro di azioni, dagli interventi culturali e formativi, anche di natura specialistica alla costituzione di “Centri per la legalità”, dal recupero e riutilizzo di beni confiscati o in via di assegnazione all’attivazione di Osservatori locali e centri studi sulla criminalità organizzata e per la diffusione della cultura della legalità (province di Rimini e Piacenza e amministrazioni comunali di Reggio Emilia, Forlì e Parma).

Resoconto

Progetti promossi da associazioni di volontariato
Sono stati sostenuti 15 progetti di rilievo regionale promossi da associazioni di volontariato che complessivamente hanno previsto un costo di realizzazione di 589.360 euro: la Regione Emilia-Romagna ha contribuito con 373.707 euro.

I progetti hanno proposto interventi su vari ambiti, coinvolgendo soprattutto i cittadini più giovani. In particolare incontri e laboratori per giovani, studenti ed insegnanti; percorsi didattici sulle mafie e la legalità dedicati ad amministratori ed aziende, giovani imprenditori; rappresentazioni teatrali e cineforum dedicati agli studenti; arricchimento della documentazione specializzata per centri studi dedicati alla cultura della legalità; organizzazione di campi di volontariato per i giovani emiliano – romagnoli per vivere l’esperienza del riutilizzo dei beni confiscati alla mafia.

 

In sintesi tra il 2011 e il 2015 saranno:

Ø  oltre 20.000 gli studenti coinvolti in varie iniziative,

Ø  tra 500 e 700 gli studenti che visitano o lavorano nei beni confiscati;

Ø  oltre 4.000 persone coinvolte in seminari e formazione, soprattutto dipendenti di pubbliche amministrazioni;

Ø  oltre 200 il numero totale di enti locali coinvolti nei progetti.

 

Vanno infine segnalati 10 accordi di programma volti al recupero di 9 beni confiscati con i comuni di Ravenna, Ferrara, Forlì, Pianoro (Bo), Gaggio Montano (Bo), Cervia (Ra), Salsomaggiore Terme (Pr), Berceto  (Pr), Pieve di Cento (Bo).

Se si considera che il totale dei beni immobili confiscati in Emilia-Romagna risulta essere di 40, di cui tuttavia 28 ancora in gestione all’Agenzia Nazionale dei beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), al momento significa che la Regione ha garantito un sostegno al 75% dei beni immobili confiscati assegnati ai comuni.

 

Monitoraggio

Da oltre quindici anni, attraverso ricerche e analisi sul territorio regionale, condotte dal Servizio politiche per la sicurezza e prima ancora dal Progetto Città sicure, la Regione tiene monitorata l’evoluzione del fenomeno con l’aiuto delle Prefetture e attraverso le sentenze della magistratura. La regione ha inoltre sempre reso fruibili per la comunità regionale e nazionale i risultati di queste analisi.

Si menzionano, in proposito le ricerche condotte dalla Presidenza della Giunta in accordo con diversi comuni: nel 1999 con quelli di Modena, Reggio Emilia e Sassuolo, nel 2001 con quelli di Ferrara, Forlì, Ravenna e Rimini.

I risultati di questi lavori sono stati pubblicati, nei Quaderni di città sicure, in particolare i numeri: 11b del “La sicurezza in Emilia-Romagna. Terzo rapporto annuale”; n. 29 “Criminalità organizzata e disordine economico in Emilia-Romagna” e n. 39 “I raggruppamenti mafiosi in Emilia-Romagna. Elementi per un quadro di sintesi”.

In estrema sintesi, in Emilia-Romagna la presenza delle storiche organizzazioni mafiose come mafia, ‘ndrangheta e camorra, nota da tempo, è oramai un dato di fatto ampiamente rilevato e analizzato nelle ricerche condotte per conto della Regione Emilia-Romagna dalla fine degli anni ‘90.

 

Centro di documentazione

Istituito nel 2013 con uno schema di protocollo Giunta/Assemblea Legislativa, il Centro di documentazione su criminalità e sicurezza viene dedicato alla valorizzazione di iniziative editoriali e più in generale di carattere culturale, finalizzate alla conoscenza e diffusione in ambito regionale delle tematiche inerenti la sicurezza.

Il Centro è collocato presso la Biblioteca dell’Assemblea legislativa, dove è stata creata una sezione “Criminalità e Sicurezza”, con libri, rapporti di ricerca e materiali di documentazione su storia e consistenza del fenomeno mafioso, lotta alla criminalità organizzata, promozione della legalità e sicurezza dei cittadini.

Sezioni specifiche sono dedicate alle novità editoriali, alle bibliografie tematiche, alle novità legislative a livello statale e regionale, ad un’ampia rassegna di siti e documenti disponibili on-line. www.assemblea.emr.it/biblioteca/criminalita

 

Riconoscimenti internazionali

Fin dalla fondazione nel 1996, la Regione Emilia-Romagna ha assunto il ruolo di coordinamento tecnico del Forum italiano per la sicurezza urbana (Fisu), associazione di enti locali impegnata in politiche locali di prevenzione e sicurezza. Il Fisu offre ai suoi aderenti un patrimonio consolidato di competenza specifica in materia di sicurezza, su tematiche diverse e trasversali: mercati illegali, criminalità organizzata, strategie per la prevenzione locale, integrazione e migrazioni.

Tutte le città aderenti al Forum nazionale sono associate di diritto e collaborano attivamente con il Forum europeo per la sicurezza urbana (Efus), associazione che riunisce oltre 300 città ed Amministrazioni pubbliche locali europee.

Dal 2011 viene inoltre garantita la partecipazione della Regione all’associazione Avviso Pubblico, organizzazione costituita da Enti locali e Regioni per promuovere azioni di prevenzione e contrasto all’infiltrazione mafiosa nel governo degli Enti locali oltre ad iniziative di formazione civile contro le mafie.

 

Nel settembre 2014 a Vienna Undoc (United Nations Office on Drugs and Crime) ha licenziato il documento dedicato alle buone pratiche sviluppate in Italia per la gestione, l’uso e la destinazione di beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che include l’esperienza della Regione Emilia-Romagna e la L.R. 3/2011 e relativa applicazione come una delle “buone pratiche” promossa dalle Nazioni Unite.

 

Un focus sulle misure nell’area colpita dal sisma nel 2012

Legalità: azioni intraprese nell’area del sisma

Con l’approvazione della Legge regionale n. 3 del 2011 (promozione cultura legalità) la Regione Emilia-Romagna ha provveduto a costruire un quadro normativo in cui le diverse politiche regionali si coordinano efficacemente al fine di contrastare l’infiltrazione mafiosa e del crimine organizzato e promuovere la diffusione della legalità, tema sul quale la Regione è fortemente impegnata anche con le leggi n. 2 del 2009 (tutela e sicurezza del lavoro nei cantieri), 11 del 2010 (legalità nell’appalto) e 3 del 2014 (autotrasporto e facchinaggio).

Il sisma emiliano del 2012 ha evidenziato l’esigenza di una forte accelerazione nell’adozione di strumenti normativi idonei a consentire la ripresa delle attività in tempi il più possibile celeri.

Il Commissario delegato e le strutture tecniche di riferimento operano in raccordo costante con il Ministero dell’Interno, con il Girer (Gruppo interforze regione Emilia-Romagna) e con le Prefetture regionali.

 

In materia di controlli antimafia l’attività si è svolta all’interno di un complesso quadro normativo, comprendente tra l’altro il Protocollo di legalità sottoscritto tra Regione Emilia-Romagna, Prefetti e  Ministro degli Interni (2010 e 2012), la creazione delle cosiddette White List (Decreto legge 74 del 2012 che istituisce elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori lavori), linee guida Casgo (Comitato alta sorveglianza grandi opere) approvate nel 2012.

L’attività di controllo condotta dalle Prefetture, relativamente all’attività svolta dal Commissario in qualità di Stazione appaltante ha portato ai seguenti dati di sintesi dal 2012 a oggi:

Istanze delle ditte per essere iscritte alla White List – 3.280
Ditte – 1.488
Totale richieste del Commissario d’informative antimafia – 1.115
Risposte positive Prefetture – 666
Risposte negative Prefetture – 9
Percentuale totale ditte – interdittive 0,60%

Dei 220 milioni di spesa complessiva sostenuta per lavori dal Commissario come Stazione appaltante, l’importo dei lavori eseguiti dalle imprese interdette dalla White List è di circa 1,5 milioni di euro (in percentuale lo 0,68%).

Sono poi stati adottati e attuati tramite Ordinanze commissariali molti altri efficaci provvedimenti rivolti alla ricostruzione degli edifici privati (residenze e attività produttive) e pubblici. Per esempiio l’”Anagrafe degli esecutori”,  strumento previsto dalla  “Linee  Guida antimafia” del Comitato Casgo, che ha l’obiettivo di creare una anagrafica completa dell’impresa in modo da poter agevolare i committenti sia pubblici che privati negli affidamenti per una maggiore garanzia circa la legalità della stessa impresa. L’Anagrafe di fatto è un cubo di dati (“datawarehouse”) nel quale sono inserite tutte le informazioni presenti nelle varie banche dati già esistenti, quali Sfinge (ricostruzione attività produttive), Mude (ricostruzione edilizia residenziale), Elenco di Merito, Sico (piattaforma informatica per la gestione della Notifica Preliminare), Trasporto macerie, Sitar (piattaforma informatica per la gestione della Sezione Regionale dell’Osservatorio dei Contratti Pubblici).

Il sistema permette quindi di avere una panoramica complessiva degli operatori economici che operano sul territorio e di individuarne le attività intraprese.

 

Inoltre,  la Regione Emilia-Romagna ha istituito l’elenco di merito degli operatori economici del settore edile (Legge regionale11 del 2010). L’iscrizione è volontaria, non soggetta a scadenza e consentita a tutti gli operatori dell’edilizia. Per ogni Impresa ai fini dell’iscrizione vengono controllate la regolarità contributiva (Durc), l’assenza di protesti cambiari e/o di assegni nell’ultimo quinquennio e la comunicazione antimafia.

La formazione dell’elenco di merito persegue due principali finalità:

– costituzione di una banca dati a cui le stazioni appaltanti, i Comuni, i committenti, i professionisti e i cittadini potranno attingere per affidare incarichi alle imprese;

– attuazione del principio della semplificazione offrendo la possibilità di non dover ripresentare i medesimi documenti previsti per altri adempimenti.

Alla fine del 2014 più di 1000 erano le imprese iscritte nell’Elenco.

Infine, la Regione ha firmato un Accordo di programma con il dipartimento di Programmazione economica (Dipe) della Presidenza del Consiglio, che contiene obiettivi generici di collaborazione ai fini della legalità e della trasparenza degli atti delle amministrazioni. Tra gli obiettivi già raggiunti in ambito ricostruzione si segnala la generazione del Cup (Codice unico di progetto) per i contributi ai privati e tracciamento dei contributi erogati. Nel corso del 2015 si perseguirà, in particolare, l’estensione delle previsioni delle linee guida Casgo alla filiera del subappalto relativamente al tracciamento dei pagamenti, poichè il subappalto potrebbe oggettivamente essere uno dei canali impiegati dalla malavita per infiltrarsi nella ricostruzione.
















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