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Il piccolo Sufi dal Saharawi a Modena per essere operato

saharawiSufi ha nove mesi ed è affetto da cataratta bilaterale infantile congenita. Nato lo scorso giugno in un campo profughi del Saharawi rischia gravissime conseguenze alla vista se non viene operato entro il primo anno di età. Il suo caso è finito sul tavolo del senatore Stefano Vaccari, del Pd, durante una missione della delegazione dell’intergruppo parlamentare nei campi profughi nel deserto algerino. Grazie alla collaborazione delle associazioni Kabara Lagdaf e With You, della Regione Emilia Romagna, del Policlinico di Modena, di Arci Solidarietà, del Comune di Formigine e all’intervento del Ministero degli Esteri e dall’Ambasciata e Consolato italiano ad Algeri per consentire in tempi rapidi alla mamma e al bambino di giungere in Italia, martedì 17 febbraio il piccolo Sufi verrà operato dall’equipe del prof. Gian Maria Cavallini, direttore della Struttura Complessa di Oftalmologia del Policlinico di Modena.

Sufi e sua madre, Darifa, sono arrivati in Italia venerdì 6 febbraio e resteranno circa tre mesi per permettere i due interventi e l’assistenza post operatoria. Appena arrivati sono stati accolti dai volontari delle associazioni e ospitati a Villa Sabattini, a Formigine, una struttura messa a disposizione del Comune per la permanenza dei bambini del Saharawi che vengono nella nostra provincia per avere cure mediche. Attualmente sono sei i bambini ospitati a Villa Sabattini, insieme a tre adulti che li accompagnano. Il progetto nasce nel 2009 per la cura e la prevenzione della calcolosi renale nella popolazione minore – poi esteso ad altre patologie – e in cinque anni ha permesso l’accoglienza e la cura di 28 bambini a Modena e di 84 nei campi profughi grazie alle missioni sanitarie in loco. Nel luglio 2013 sempre il professor Gian Maria Cavallini aveva effettuato un eccezionale intervento di estrazione di cataratta infantile su due gemelli di nove anni, sempre originari del Saharawi, con una tecnica innovativa che prevede l’impianto di un cristallino artificiale pieghevole attraverso una micro incisione di 1,3 mm. I gemelli erano arrivati al Policlinico di Modena grazie al progetto gestito dalla rete di associazioni e istituzioni.

L’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena dal 2009 è vicino al popolo Saharawi. I chirurghi pediatrici, gli urologi e gli anestesisti del Policlinico, infatti, collaborano con l’Associazione  di Solidarietà con il Popolo Saharawi “Kabara Lagdaf” di Modena e l’Associazione di medici ospedalieri WITH YOU, del quale è presidente il dottor Pier Luca Ceccarelli, chirurgo pediatrico del Policlinico.

Il progetto “Stop the saharawi children stones”, promosso dalle associazioni Kabara Lagdaf e With You nasce da un’accurata analisi della situazione nei campi profughi che ha fatto registrare una stretta correlazione tra le condizioni di vita e la comparsa della calcolosi renale anche in età pediatrica. Ci sono molti bambini che rischiano di perdere i reni e che non possono essere operati nei campi profughi e vengono quindi trasferiti a Modena, al Policlinico, per essere curati. Inoltre, sono previsti stage formativi con medici italiani in loco per formare il personale sanitario saharawi e collaborare agli interventi sanitari. Per rendere possibile tutto questo è fondamentale il supporto delle istituzioni e del Policlinico.

I saharawi vivevano nel Sahara occidentale, laddove il continente africano si affaccia sull’Oceano Atlantico. La loro storia cambia tragicamente nel 1975, quando la Spagna, dopo quasi un secolo di dominazione, lascia al Marocco e alla Mauritania la sua colonia. Molti saharawi sono costretti a fuggire nella vicina Algeria, che concede loro asilo politico. Nei campi profughi allestiti a sud della città algerina di Tindouf i saharawi daranno vita alla Rasd – Repubblica Araba Saharawi Democratica – un caso unico al mondo di governo in esilio. Nei campi profughi si vive una condizione di emergenza continua: la totalità delle forniture alimentari, logistiche e sanitarie provengono dalle organizzazioni internazionali di aiuto umanitario e dai singoli governi a causa delle durissime condizioni climatiche e ambientali che caratterizzano il territorio.

 
















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