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A Modena e Carpi il “Giorno del Ricordo” lo raccontano gli studenti

Lubiana-ph-Vincenzo-Buono“Conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”: con questo scopo, undici anni fa, lo Stato individuò nella data del 10 febbraio il “Giorno del Ricordo”, prevedendo nella legge istitutiva anche “iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole”.

A Modena e Carpi saranno gli studenti, in prima persona, a rivolgersi ai propri coetanei per raccontare loro le tragiche vicende del confine orientale. Sono stati  92, da cinque scuole di tutta la provincia, i ragazzi e ragazze che hanno partecipato lo scorso novembre al viaggio in Venezia Giulia e Slovenia organizzato da Istituto storico di Modena, Fondazione Fossoli e Fondazione Villa Emma (con il sostegno dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna. In questi giorni, da martedì 10 a mercoledì 18 febbraio, i giovani partecipanti racconteranno l’esperienza a compagni, insegnanti, genitori e cittadinanza in tre iniziative.

Si comincia martedì 10 febbraio alle 10 all’Istituto tecnico industriale Leonardo da Vinci, in via Peruzzi 9 a Carpi, in una mattinata che sarà introdotta dal presidente del consiglio comunale di Carpi, Davide Delle Ave. Mercoledì 11 febbraio alle 11 gli studenti e studentesse del Selmi (Istituto tecnico e Liceo linguistico) che hanno partecipato al viaggio lo presenteranno al resto dei compagni di scuola nell’aula magna del Corni, a Modena in via Leonardo da Vinci.

Mercoledì 18 febbraio alle 17 alla Tenda di viale Molza, a Modena, è invece prevista un’iniziativa aperta al pubblico, oltre che a tutte le scuole partecipanti (Istituto tecnico industriale Volta di Sassuolo, Istituto tecnico biologico e Liceo linguistico Selmi di Modena, Istituto agrario Spallanzani di Castelfranco Emilia, Istituto tecnico industriale Leonardo da Vinci di Carpi e Liceo scientifico Morandi di Finale Emilia). Alla Tenda, quattordici ragazzi e ragazze, che durante e dopo il viaggio hanno fatto parte di una redazione multimediale coordinata da Giulia Bondi, presenteranno i risultati del proprio lavoro: pagine su Facebook (facebook.com/storiedalconfinemobile) e Instagram (istapix.com/travel/instagram/viaggioconfineorientale) per raccontare il viaggio mentre si svolgeva, infine una “rivista-numero unico”, Storie dal confine mobile, che raccoglie fotografie e reportage dai luoghi visitati, scritti al ritorno e pubblicati a cura degli enti promotori del viaggio. In questi giorni i ragazzi continueranno ad aggiornare la pagina Facebook e pubblicheranno i propri racconti anche sul social network Medium (medium.com/@storiedalconfinemobile).

Il confine orientale dell’Italia, che la separa dall’attuale Slovenia, si definisce anche confine mobile, per segnalare la complessa dinamica di conflitti e contese nazionali che, a partire dall’Impero austro-ungarico e attraverso la Grande guerra, si intrecciano poi con fascismo, nazismo e comunismo jugoslavo. Nodo storiografico ancora aperto, la storia di questi territori si presta a spiegare la guerra fascista e nazista con il suo progetto di espansione, organizzazione razziale e sterminio, nonché il progetto di assimilazione delle minoranze nazionali sotteso anche alla costruzione della Jugoslavia di Tito.

Istituto storico di Modena, Fondazione ex Campo Fossoli e Fondazione Villa Emma hanno realizzato l’itinerario svolto a novembre grazie al contributo concesso dall’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna per i Viaggi della memoria 2014. Il percorso è iniziato dal campo di concentramento fascista di Gonars in provincia di Udine, con una conferenza e visita guidata di Alessandra Kersevan, studiosa delle questioni di confine tra Italia e Jugoslavia. La visita alla capitale slovena Lubiana e al suo Museo di storia contemporanea ha consentito di approfondire il tema dell’occupazione fascista della Slovenia e le trasformazioni storico-politiche del paese nel Novecento, mentre il castello-prigione nazista di Begunje ha offerto l’occasione di una riflessione sulla repressione antipartigiana e la deportazione. Mila Orlic dell’Università di Rijeka, autrice insieme a Boris Pahor del libro-intervista Tre volte no, ha ripercorso in un incontro con gli studenti la vicenda dello scrittore triestino di lingua slovena. Fabio Todero dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza del Friuli Venezia Giulia ha accompagnato il gruppo nella visita alla città di Trieste e alla Foiba di Basovizza. Infine, una volta rientrati nel modenese, Maria Luisa Molinari, esperta dell’esodo giuliano-dalmata, ha ricostruito la storia del Villaggio San Marco all’interno dell’ex campo di concentramento di Fossoli di Carpi.

La riflessione si è anche estesa al tema della memoria: da un lato, la presenza o assenza di testimonianze e monumenti come rappresentazione dei riferimenti simbolici di una cultura; dall’altro, la possibilità di rielaborare conoscenze, utilizzando sia le nuove tecnologie, sia strumenti tradizionali di comunicazione.

(Immagine: Lubiana – foto Vincenzo Buono)
















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