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Il Sindaco di Bologna, Merola e la Presidente del Consiglio comunale, Lembio sull’operazione antimafia Aemilia

Aemilia-Carabinieri“Il  blitz  contro  la criminalità organizzata che ha inferto un duro colpo alla presenza della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna suscita anche a Bologna e nella  sua  area  metropolitana  grande soddisfazione e orgoglio. A nome di tutto  il  nostro  territorio  ci complimentiamo per il mastodontico lavoro svolto  dagli  inquirenti  e  per  l’eccezionale  capacità di indagine e di intervento dimostrata.

Questa operazione rende evidente quanto abbiamo sempre affermato e cioè che nessuno è immune dal contagio delle mafie, e che la criminalità organizzata non solo si è infiltrata anche nel nostro territorio, ma ormai è una triste e permanente realtà radicata. Dobbiamo dunque rinforzare i nostri anticorpi con l’impegno quotidiano per diffondere una cultura di legalità, giustizia, libertà,  responsabilità  e  democrazia.  Tutta  la  comunità  regionale  è chiamata a fare questo, le Istituzioni e la politica per prime.

Il  21  marzo  prossimo  Bologna e l’Emilia-Romagna avranno l’occasione per ribadire  con  forza  la  necessità di amministrazioni solide e la reazione della  comunità tutta a questa malsana presenza, partecipando in massa alla manifestazione in occasione della Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie, organizzata da Libera. La scelta  di don Luigi Ciotti e tutta Libera di organizzare la manifestazione di quest’anno nel nostro territorio ci consegna una nuova responsabilità. I fatti  di  questi ultimi giorni ci dimostrano come ci sia effettivamente un grande  bisogno  di mantenere alta l’attenzione su questi temi nella nostra regione,  perché  la  criminalità organizzata, in maniera non eclatante, fa profitti  illegali  soprattutto  quando  la  società  in  cui agisce e vive sottovaluta il fenomeno”. Così il Sindaco di Bologna, Virginio Merola, e la Presidente del Consiglio comunale di Bologna, Simona Lembi.

 

Per le 117 misure restrittive disposte dal gip Alberto Ziroldi di Bologna su richiesta della Procura, le accuse sono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni, reimpiego di capitali di illecita provenienza , emissione di fatture per operazioni inesistenti e altro con l’aggravante di aver favorito l’attività dell’associazione mafiosa. Altri 46 provvedimenti sono stati emessi dalle procure di Catanzaro e Brescia.

“La cellula dell’ndrangheta stroncata in Emilia, in 30 anni si è sviluppato ed è cresciuta come una metastasi, partendo da Reggio Emilia attraverso Parma e Piacenza fino ad arrivare alle rive del Po a Cremona”. Ha spiegato il procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso. L’organizzazione “si è prima insediata e strutturata nel territorio, inquinando diversi settori dell’economia a partire dall’edilizia- dice Alfonso- fino ad arrivare a toccare consulenti, ma anche amministratori e dirigenti pubblici, appartenenti alle forze dell’ordine e anche giornalisti”.

 

L’immagine si riferisce ad una telefona intercettata e riportata nell’ordinanza dell’operazione Aemilia, di due personaggi vicini alla cosca Grande Aracri, il giorno del secondo sisma, il 29 Maggio 2012:

“Oh…l’hai sentita l’altra scossa?”…  “E’ caduto un capannone a Mirandola”…  “eh, allora lavoriamo là… “ah sì, cominciamo, facciamo il giro…” a Carpi pure…pure fino a Cavezzo”..  “a Cavezzo un caseificio è da buttare giu”…“stanno facendo una proposta di fare tutto di legno”…”magari, magari” …”dobbiamo preparare tutte le società…quattro società sicure!..” ….”secondo me dobbiamo iniziare a lavorare…già un paio di cutresi sono andati prima di noi…eh!…che noi parliamo e quelli fanno”.
















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