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Il prof. Paolo Frigio Nichelli si dimette dall’incarico di Presidente della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Unimore. L’intervento del Rettore Andrisano

Unimore-medicina-chirurgiaIn una nota inviata agli organi d’informazione, il prof. Paolo Frigio Nichelli comunica le ragioni delle dimissioni dall’incarico di Presidente della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Modena Reggio Emilia. Il testo integrale:

LE RAGIONI DELLE MIE DIMISSIONI DA PRESIDENTE DELLA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA

In premessa ringrazio tutti i colleghi, il personale tecnico-amministrativo e gli studenti che, dopo avermi eletto Presidente con un’ampia maggioranza, per un anno e mezzo mi hanno accompagnato, aiutato e stimolato, per migliorare i nostri corsi di studio e per prepararli all’accreditamento ministeriale.

Nel nuovo assetto degli Atenei determinato dalla riforma Gelmini, due sono i compiti principali che sono affidati alle Facoltà o Scuole di Medicina: il coordinamento delle attività didattiche e il rapporto con il Servizio Sanitario Nazionale.

Le divisioni all’interno della Facoltà vengono da lontano e riguardano entrambi questi compiti. L’applicazione modenese della Legge 240/2010, con la nascita di Dipartimenti che non hanno giustificazioni funzionali, non ha fatto altro che acuirle.

Da un anno e mezzo la Facoltà attende un regolamento che ne definisca compiti e prerogative: si tratta con ogni evidenza di un problema politico la cui definizione è bloccata da chi ritiene che l’unica sede per decidere tutto debbano essere i Dipartimenti.

Da un anno i dipartimenti si confrontano sul “piano straordinario associati”, in sostanza non riescono a trovare un accordo in merito alla direzione verso la quale orientare le poche risorse disponibili per premiare con un avanzamento di carriera i ricercatori più meritevoli nei settori che hanno le maggiori necessità didattiche. Tutto è bloccato perché due dipartimenti hanno proposto la stessa programmazione. In questa situazione di contrapposizione e di blocco decisionale, che non ha uguali in Italia, il Rettore e il Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo hanno promosso la programmazione di uno solo dei quattro dipartimenti e ciò non ha fatto altro che acuire le tensioni, perché molti hanno fatto notare che le scelte effettuate non rispettavano le esigenze didattiche o le graduatorie di merito.

La maggioranza della Facoltà chiede un Piano di Sviluppo basato sul merito scientifico, sulle necessità didattiche e su una valutazione attenta delle sinergie possibili con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena e con le altre aziende sanitarie che insistono nel territorio di riferimento del nostro Ateneo.

Per affrontare la crisi della Facoltà di Medicina è necessario scegliere. Ci sono, sullo sfondo, le vicende della Cardiologia e dell’Oncologia che, al di là dalle decisioni della magistratura, hanno segnato un elemento di forte rottura nell’immagine che il Policlinico e la Facoltà di Medicina hanno per la popolazione del nostro territorio. Bisognerebbe “voltare pagina”, per dare il giusto valore all’impegno profuso nell’assistenza sanitaria dalla stragrande maggioranza dei docenti, dei ricercatori e dei dirigenti medici ospedalieri, che nulla hanno da spartire con i comportamenti che sono stati oggetto delle indagini della magistratura. Bisognerebbe riconoscere che le responsabilità dirigenziali in ambito sanitario, anche per i docenti, non discendono automaticamente dalle loro capacità di ricercatore o di docente, ma richiedono verifiche e conferme esterne.

La nostra Regione, anche per merito del compianto prof. Alessandro Liberati, ha mostrato di aver compreso, con il programma di Ricerca Regione-Università, l’importanza della ricerca universitaria per il Sistema Sanitario Nazionale. Non è un mistero che le ristrettezze dei bilanci non garantiscono la sopravvivenza di quattro Facoltà di Medicina in Emilia Romagna e che il futuro della nostra Scuola di Medicina dipende da una programmazione attenta che sappia “guardare avanti” e valorizzare i punti di eccellenza. Per perseguire quest’obiettivo è necessario “fare sistema”, stimolando tutte le possibili sinergie con il territorio e con le articolazioni locali del servizio sanitario nazionale. Il contrario di ciò che sta avvenendo.

Spero che le mie dimissioni portino a una discussione seria e serena su questi punti e determinino quello “scatto decisionale” che è assolutamente necessario per superare questa crisi.

Paolo Nichelli, 12 dicembre 2014

 

Appresso delle dimissioni del prof. Paolo Frigio Nichelli dall’incarico di Presidente della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’UNIMORE il Rettore prof. Angelo O. Andrisano, che ha rivolto l’invito al collega – secondo Statuto – a presentare le medesime al Consiglio di Facoltà, ci ha tenuto ad esprimere apprezzamento su molti dei richiami che il prof. Nichelli ha rivolto alla comunità medica universitaria e in proposito ha voluto ricordare le espressioni che egli stesso ha usato non più tardi dell’1 dicembre a Reggio Emilia in occasione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico.

Di seguito il passaggio dedicato all’area medica.   “Attualmente  – si legge – è operativo un tavolo costituito dai quattro Direttori dei Dipartimenti di area clinica, dal Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia e dal Rettore con compito di sintetizzare il piano di sviluppo del settore medico, anche nel quadro delle attività assistenziali convenzionate. L’Area Medica rappresenta, infatti, un grande valore per la nostra Università, per la ricchezza dell’offerta formativa, l’eccellenza della ricerca preclinica e clinica e per il ruolo trainante per cui  la sanità universitaria si caratterizza  nel contesto dei servizi assistenziali dei nostri territori. Il potere contare su un ampio campus formativo costituito, oltre che dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico dal Presidio Ospedaliero di Baggiovara e dal Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, l’Azienda AUSL di RE, rappresenta una grande opportunità. Siamo convinti della necessità di consolidare questo assetto, rafforzandolo anche sul piano istituzionale. Innanzitutto rinnovando il protocollo di intesa tra la Regione Emilia Romagna e le Università per l’espletamento dei corsi di diploma Universitario, oggi Corsi di Laurea dell’area sanitaria, che risale al 1996 e che è invece fondamentale per la didattica di corsi di laurea rilevanti sia per numero di iscritti, sia per l’occupabilità che offrono, sia per il ruolo che questi nostri laureati svolgono nel sistema di welfare delle nostre comunità. Al neo eletto Governatore della Regione Emilia Romagna, che ancora ringrazio per avere voluto accettare il nostro invito, chiediamo che l’intero sistema dei protocolli tra Regione ed Università venga rivisto, per aggiornare le modalità e gli strumenti di collaborazione tra il sistema di tutela della salute ed il sistema della formazione Universitaria, assecondando le grandi potenzialità dell’Ateneo. E’ però necessario che dalle diverse componenti dall’area medica pervenga un forte progetto di sviluppo,  così come ho anche recentemente segnalato ai colleghi che ricoprono ruolo di responsabilità.  Progetto di sviluppo pensato in un’ottica di rete formativa Modena – Reggio Emilia e di rafforzamento delle attività di ricerca, didattiche ed assistenziali che esaltino il ruolo guida dell’Ateneo nel contesto della sanità del territorio.

La sanità dell’Emilia Romagna è riconosciuta come una delle migliori d’Europa, e questo nonostante i significativi tagli cui il sistema è stato sottoposto. Rimarco il ruolo decisivo svolto dalle quattro Università della Regione, nonostante l’onere sempre crescente rappresentato dalle attività assistenziali che grava sul personale Docente e Ricercatore e che va a discapito delle altre funzioni istituzionali di ricerca e di didattica, che rappresentano il volano dell’eccellenza di questo modello”.
















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