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Sicurezza idraulica nel modenese, Legambiente: “A San Cesario grande diga incompiuta da 30 milioni di euro”

panaro1Una grande opera incompiuta da trenta milioni di euro. Legambiente ha documentato con un videoreportage visibile sul sito www.cignoverdeoro.it lo stato di fatto della cassa di espansione del fiume Panaro a San Cesario, che attende da 40 anni di essere collaudata. I lavori iniziarono nel 1974 per salvaguardare i comuni a valle, compresa Modena, e l’opera fu inaugurata nel 1999 tra gli altri dall’allora assessore provinciale Gian Carlo Muzzarelli, ora sindaco di Modena. Ad oggi però, ancora non vi è la garanzia che la cassa d’espansione possa contenere le piene del fiume.

“Come se non bastasse – ha dichiarato Sabina Piccinini, Presidente del circolo Legambiente di San Casario sul Panano – a monte, la briglia selettiva costruita per impedire ai tronchi di scendere ed ostruire la diga, da tempo è andata distrutta, anche a causa della mancanza di manutenzione. La provincia di Modena è tra le più esposte, in assoluto, al rischio idraulico. Sta scritto in tutte le relazioni ufficiali, lo testimoniano una quindicina di esondazioni avvenute nel dopoguerra con danni per 63 miliardi di lire nel solo periodo 1990-1994. Occorre una pianificazione corretta della gestione delle acque di piena, con casse di espansione efficienti che tengano basso il livello del fiume, controlli sistematici e periodiche manutenzioni di ripristino di alvei e argini: controllo delle arginature, dragaggio e pulizia degli alvei dei fiumi Panaro e Secchia, collaudo delle Casse di Espansione, questi interventi divengano una priorità”.

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L’assessore regionale, Gazzolo, annuncia lo stanziamento di ulteriori 23 milioni di euro per la messa in sicurezza idraulica dei bacini dei fiumi, mentre il Sindaco di Bomporto, Borghi, sulla stampa ricorda come in passato, i soldi per la manutenzione ordinaria dei fiumi non ci siano mai stati. Ci voleva la tragica alluvione di Bomporto e Bastiglia per farli comparire?

I fiumi tracimano, gli animali fanno le tane, la pioggia cade su di noi, ma che colpa abbiamo noi? Diversi decenni fa un amministratore, Domenico Pietri, Sindaco di Capogalliano durante le alluvioni del 1972 e 1973, rispondeva in un altro modo: “Se si vuole veramente la ripresa economica, se si vogliono determinare nuove possibilità di occupazione, se si vuole avere garanzia per l’aumento della produttività e quindi del reddito nazionale e il benessere delle popolazioni, le scelte da farsi in primo luogo sono quelle della difesa da così vaste ondate di piena dei fiumi e non la televisione a colori o le autostrade”.

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“Per l’alluvione dello scorso gennaio – ha concluso Sabina Piccinini – si è data la colpa alle tane degli animali, ora, dopo la tragedia, finalmente arrivano i fondi per importanti opere di sicurezza idraulica, previste da tempo ma mai realizzate. Vogliamo continuare a dare la colpa alla natura o puntare davvero sulla manutenzione e la prevenzione dal rischio idraulico?”
















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