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WWF e LIPU: insoddisfacente il PSR, serve più impegno per gli ambienti naturali

Per WWF e LIPU il Programma di Sviluppo Rurale Emilia-Romagna rimane insoddisfacente nella parte sull’incremento degli habitat naturali e seminaturali nelle zone con agricoltura intensiva, anche se sono aumentati i fondi per la l’agroambiente rispetto alla bozza di aprile.
Del miliardo di euro previsto nel periodo 2014-2020 per il Programma di Sviluppo Rurale in Emilia Romagna, in larga parte finanziato con fondi europei, una fetta più consistente rispetto alla bozza di aprile sarà destinata alle misure agro-climatico-ambientali, l’aumento si è reso necessario per garantire una dotazione finanziaria sufficiente a mantenere gli interventi finanziati nelle passate programmazioni.
“Nell’incontro di oggi in Regione, abbiamo appreso con piacere che alcune delle nostre osservazioni sono state recepite”, afferma Marco Galaverni, presidente regionale del WWF … “Nel nuovo testo del Programma, tornano le misure a favore del mantenimento dei prati in pianura, mentre la praticoltura e i pascoli in montagna ecollina vengono incentivati indirettamente tramite le indennità per le aree svantaggiate. Gli ambienti aperti estensivi come i prati sono fondamentali per la conservazione di numerose specie minacciate e per migliorare il collegamento ecologico in pianura. A tal fine tuttavia sarebbe necessario che almeno il 15% dei prati non venisse sfalciato in periodo riproduttivo a parziale vantaggio delle specie che si riproducono a terra e di alcune specie floristiche e di invertebrati”.
Rimane tuttavia l’esclusione dei terreni agricoli dalle misure sulla connettività ecologica (tranne i prati) e sul ripristino di ecosistemi, i premi per il mantenimento dei ripristini realizzati in passato sono decisamente inferiori rispetto al passato (e subiscono la concorrenza con altri usi potenziali dei suoli agricoli come lo smaltimento dei liquami e la produzione di biomassa). Ciò sommato a una recente sentenza del TAR sulle aree Natura 2000 metta a rischio quanto di buono realizzato con i precedenti Programmi rurali.
“Rimane quindi ancora molto da fare”, aggiunge Patrizia Rossi responsabile nazionale agricoltura della LIPU. “Serve infatti un maggiore coinvolgimento degli agricoltori nella realizzazione di uno degli obiettivi della Strategia dell’Ue per la biodiversità fino al 2020: estendere al massimo le superfici coltivate oggetto di misure inerenti la biodiversità a titolo della PAC. E’ infatti evidente come il nuovo pagamento greening del primo pilastro, che esenta le piccole aziende e le coltivazioni aboree e conteggia come elementi ecologici anche le colture azotofissatrici, non potrà dare un contributo importante al miglioramento della natura, in particolare dove ce n’è più bisogno, cioè in pianura ”.

 
















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