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Mirandola, il gioco d’azzardo: da divertimento a malattia

Durante il Consiglio comunale del 31 marzo è stato approvato un ordine del giorno teso a contrastare il gioco d’azzardo patologico. Questo fenomeno purtroppo sta assumendo rilevanza, specialmente nelle zone colpite da calamità e nelle fasce sociali più deboli. Molte persone, tra le più fragili, affascinate dall’idea della vincita facile, vedono il gioco d’azzardo come un’opportunità di riscatto e di soluzione alle difficoltà quotidiane.

Il CNR documenta che in Italia nel 2013 si sono spesi 100 miliardi in giochi d’azzardo, mentre, solo 5 anni fa, nel 2008, erano 48 miliardi. Tra l’altro lo Stato applica un prelievo fiscale su queste attività pari al 10% quindi in misura molto più contenuta rispetto ad altri redditi.

Per chiarezza va detto che tra tutti i giocatori d’azzardo la parte che manifesta una vera dipendenza da gioco, e necessita di cure e assistenza, è del 5%. Quindi non si tratta di criminalizzare in assoluto slot machine, bingo, giochi on line, ecc.. ma di evitare che il divertimento diventi malattia.

Su questo tema ci siamo impegnati con tre distinte iniziative:

– l’ordine del giorno in consiglio comunale approvato all’unanimità e disponibile sul nostro sito www.imirandolesi.it;

– la raccolta firme autenticate presso la nostra sede in P.za Costituente, 35 e inviate poi all’Associazione dei Comuni dell’Emilia-Romagna;

– una assemblea pubblica in data 8 aprile alle ore 18,30 con medici, assistenti sociali e il servizio SerT dell’Ausl.

Questo lavoro è stato coordinato da Giuseppe Forte e Francesca Mantovani.

Ci siamo attivati con molto impegno perché qui da noi, nell’area del terremoto, vi sono già circa 20 persone in cura e i dati tendono continuamente ad aumentare.

Ci siamo attivati perché c’è un movimento nazionale che sta promuovendo una legge popolare per contrastare e prevenire questa malattia e noi desideravamo far si che Mirandola ci fosse, con le proprie firme, dopo Ravenna e Piacenza.

Continueremo a verificare questo fenomeno perché rappresenta l’altra faccia della ricostruzione.

 
















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