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Stipendi d’oro, Baruffi: “Tempo di correggere una stortura italiana”

Adriano Olivetti sosteneva che “nessun dirigente, neanche il più alto in grado, dovesse guadagnare 10 volte più dell’ammontare del salario minimo”. Questo principio, diventato celebre come “regola Olivetti”, è il criterio ispiratore di una proposta di legge presentata in questi giorni alla Camera, primo firmatario Lorenzo Basso, cui ha aderito anche il deputato modenese del Pd Davide Baruffi: da un lato si fissa un tetto massimo agli stipendi pubblici, che in nessun caso potranno superare l’indennità del Capo dello Stato, dall’altro si pone un ulteriore vincolo per cui nessun dirigente potrà percepire uno stipendio 10 volte superiore a quello del lavoratore meno pagato della stessa azienda. Un progetto di legge, tanto semplice quanto “dirompente”, cui stanno aderendo molti altri parlamentari del Pd a Montecitorio. È appunto la filosofia enunciata dal capitano d’industria Adriano Olivetti: la distanza tra “primo” e “ultimo” dei dipendenti all’interno dell’azienda è ragionevole nella misura in cui non si superi un certo limite. E il nostro Paese, come evidenziano invece i proponenti della legge, ha visto crescere a dismisura questa forbice fra i redditi, che si è ovviamente trasformata anche in una distanza sociale abissale tra i pochissimi ricchi e i tantissimi poveri. Una distanza più ampia anche rispetto agli altri Paesi europei ed è giunto, quindi, il tempo di correggere questa distorsione crescente e immotivata. A meno che non si pensi, naturalmente, che i manager pubblici che operano in Italia siano di gran lunga migliori dei loro colleghi europei per capacità e risultati. Difficile crederlo e sostenerlo. Il Governo Letta prima, e quello Renzi poi, si sono occupati della questione, ma i risultati sono ancora scarsi e i vincoli hanno trovato troppe deroghe e appigli. Ora, con questa proposta, si vuole risolvere il problema alla radice non lasciando scappatoie a nessuno. “Usciamo dalle sterili polemiche sul manager di turno – sostiene l’onorevole Davide Baruffi – e diamoci invece una regola che valga per tutti e risolva davvero il problema. La nostra proposta ritengo affermi due principi semplici e condivisibili da molti. È anzitutto irragionevole che qualcuno che lavori per lo Stato guadagni più del presidente della Repubblica: un banale principio di buon senso, mi pare. In secondo luogo, deve esserci un rapporto equilibrato tra quanto guadagna il manager di un’azienda e i suoi dipendenti. Sarebbe sciocco appiattire gli stipendi ma quando un dirigente arriva a percepire uno stipendio che supera di 100 volte quello dei suoi lavoratori c’è qualcosa che non va: risultando irrazionale oltre che profondamente iniquo. Molti stanno sottoscrivendo questa proposta, appena presentata: confido che il Pd la faccia integralmente sua, esortando Parlamento e Governo ad applicare quanto prima questi principi di buon senso, equità e sobrietà”.

 
















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