L’impressione è proprio quella di un concerto presentato come acustico, ma comunque tendenzialmente rock che, anziché in un palasport, si svolge nel salotto di casa. Auditorum Manzoni di Bologna, esaurito da mesi in ogni ordine di posti, le dimensioni contenute, le luci prevalentemente bianche rappresentate da vere e proprie lampadine (proprio quelle di una volta) sospese sopra il palcoscenico, a terra una serie di tappeti variopinti, uno sgabello spartano e lei, Skin, carismatica come e più di sempre una voce unica, graffiante e dolce al tempo stesso che non trova paragoni in Italia, una gestualità volutamente contenuta nella prima parte ma che via via prende agilità riportandoci alla Skin di sempre, quella cui siamo abituati e che sprizza energia da ogni particella del corpo. Avvolta in un abito formato da foulard colorati e cuciti insieme, un corpo androgino lungo e flessuoso, AllStar ai piedi, la fanno somigliare ad una sorta di bellissima donna Masai. Si diverte Skin a proporre riarrangiati tutti i suoi successi, così uno via l’altro arrivano, You follow me down, I Believed In You, My Ugly Boy, Charlie Big Potato, I can dream… ma soprattutto si diverte scendendo in platea più volte, passeggiando tra il pubblico, sedendosi in braccio a qualche fortunato fan; gioca sul palco invitando persone del pubblico. Apparentemente serena e rilassata, in pace con se stessa. Due ore di grande musica, ascoltata come nel salotto di casa.
Si replica e si chiude così il breve tour italiano sabato 22 a Padova. Confidiamo in una ripresa magari dopo l’estate.
