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Confartigianato ER: cresce la disoccupazione, anche nell’artigianato

marco_granelli_confartigianato“Dare un aumento in busta paga con il taglio dell’Irpef è certamente una misura da salutare con favore nell’ottica della ripresa dei consumi interni ma serve un’azione decisa anche sul fronte del cuneo fiscale”, con queste parole il Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Marco Granelli commenta le ultime azioni del Governo Renzi. “Il bollettino stilato dal nostro centro studi sull’occupazione parla chiaro: l’emorragia di posti di lavoro può essere arrestata solo diminuendo il carico fiscale sulle imprese”.

Nel 2013 l’Italia ha perso 478 mila occupati, pari a 1.311 posti di lavoro in meno al giorno, il numero dei disoccupati è aumentato di 369mila unità, pari al 13,4% in più in 1 anno, e di questi 158mila sono giovani tra 15 e 34 anni. “Sull’andamento dell’occupazione pesa il costo del lavoro: per i 4.433.093 dipendenti delle micro e piccole imprese italiane fino a 50 addetti il cuneo fiscale costa 78.502 milioni di euro, una cifra abnorme”.

Secondo Confartigianato, la situazione occupazionale è influenzata anche dai problemi del sistema formativo: in Italia, la percentuale di under 25 che studiano e lavorano è appena del 2,8%, a fronte della media del 13,6% dei Paesi dell’Ue a 27. Confartigianato segnala, inoltre, che i diplomati degli istituti tecnici e professionali presentano una situazione occupazionale migliore rispetto a chi ha frequentato licei o ha avuto un’istruzione magistrale ed artistica. I diplomati degli Istituti tecnici, infatti, risultano occupati per oltre la metà (57,6%), con un tasso di disoccupazione pari al 22,4% ed inferiore alla media dei diplomati (26,2%), mentre quelli degli Istituti professionali risultano occupati per il 69%, l’incidenza maggiore tra i diplomati, a cui si accompagna il più basso tasso di disoccupazione, pari al 21,4%.

“Se la crisi ha un peso innegabile sulle opportunità di trovare lavoro – prosegue Granelli – sono altrettanto innegabili gli ostacoli dovuti agli interventi normativi che hanno penalizzato un contratto a valenza formativa come l’apprendistato che, nel 2013, ha consentito l’11,5% delle assunzioni effettuate dalle imprese artigiane, a fronte dell’8,7% di apprendisti assunti dal totale delle imprese. Ma la vocazione dell’artigianato ad utilizzare l’apprendistato è stata pesantemente compromessa dai maggiori costi e vincoli introdotti nel 2012 dalla riforma Fornero e dalle incertezze applicative provocate dalle tre riforme dell’apprendistato succedutesi nel triennio 2011-2013. Il risultato è che tra il 2012 e il 2013 le assunzioni di apprendisti nell’artigianato sono crollate del 33,8%, a fronte di una diminuzione del 16% per il totale delle imprese”.

“Per rilanciare l’occupazione – continua Granelli – non servono riforme che producono soltanto incertezza tra gli imprenditori e scoraggiano le assunzioni, ma abbiamo la necessità di provvedimenti che salvaguardino le specificità del sistema Italia. E’ arrivato il momento di ridurre la tassazione sul lavoro e a liberare l’apprendistato da costi e vincoli introdotti dalla riforma Fornero e che hanno impedito l’assunzione di migliaia di giovani. Non servono ricette fantasiose ma semplificazioni dell’attuale normativa sul lavoro”.

 
















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