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E’ Antonio Bazzi l’autore della misteriosa “Pala Grossi”

pala_grossi_smallÈ riapparsa misteriosamente nel 1984 e la sua importanza è stata chiara fin da subito, come opera centrale nella storia della pittura emiliana del Quattrocento. Ora, grazie agli studi svolti negli ultimi anni, la “pala Grossi” ha anche un autore accertato, il parmense Antonio Bazzi. Il dipinto rinascimentale, esposto ai Musei civici di Modena, è noto anche come “Madonna con Bambino in trono tra i santi Gioacchino, Anna, Sebastiano, Francesco e Chiara”.

Dal 2010, il proprietario l’ha prestato gratuitamente al Museo civico d’arte, per poter sciogliere parte dei misteri dai quali era circondato: dall’identità dell’autore a quella di uno dei santi ritratti, dalla destinazione della tela a quelle che furono la collocazione originaria e la committenza. Gli storici Angelo Mazza e Antonio Buitoni hanno presentato le recenti scoperte in una conferenza pubblica che si è svolta ieri, domenica 24 febbraio, ai Musei civici.

In base alle ricerche effettuate da Angelo Mazza, si può oggi affermare che la pala proviene dall’oratorio della Confraternita della Concezione della Beata Vergine di Reggio Emilia, dove si trovava ancora nel 1786, quando Girolamo Tiraboschi lo descrive. L’oratorio si trovava nei pressi della chiesa di San Francesco e ciò spiega la presenza di San Francesco accanto a San Sebastiano e ai Santi Gioacchino ed Anna, ai piedi della Vergine in trono con il Bambino. Il dipinto passò quindi nelle mani del conte Nicola Tacoli, per rimanere all’interno della famiglia Bagnesi Bellincini Tacoli fino agli anni Ottanta, quando fu acquistato dall’avvocato Grossi di Modena.

Quanto all’autore, Antonio Buitoni lo ha recentemente identificato in Antonio Bazzi, artista parmense attivo tra Quattro e Cinquecento, omonimo del “Sodoma”, al quale si deve anche il bel fregio monocromo che corre al di sotto dei celeberrimi affreschi del Correggio nella chiesa di San Giovanni evangelista. L’identificazione,ormai accettata dalla critica, si basa sulle affinità formali che legano il dipinto realizzato per la confraternita reggiana con il fregio ricordato, con una Madonna ora conservata al Museo di Springfield e con un’altra Madonna già appartenuta alla collezione Foresti di Carpi e ora dispersa sul mercato antiquario.

 

GLI ENIGMI DI UN DIPINTO RINASCIMENTALE

Riapparsa nel 1984, è un’opera centrale nella pittura emiliana del Quattrocento

È stato identificato in Antonio Bazzi, artista parmense attivo tra Quattro e Cinquecento e omonimo del “Sodoma”, l’artista dell’enigmatico dipinto rinascimentale noto come “pala Grossi” o “Madonna con Bambino in trono tra i santi Gioacchino, Anna, Sebastiano, Francesco e Chiara”. L’importanza dell’opera, eseguita su tela con colori a tempera e apparsa improvvisamente dal nulla nel 1984, risultò subito evidente, assieme ai suoi numerosi enigmi. Nella storia della pittura rinascimentale emiliana, la “pala Grossi” appare come una sorta di anello di congiunzione tra la cultura ferrarese di Francesco del Cossa, quella dei bolognesi Antonio di Leonello da Crevalcore e Antonio di Bartolomeo Maineri, dei modenesi Angelo e Bartolomeo degli Erri, Cristoforo Canozi da Lendinara e Francesco Bianchi Ferrari e del reggiano Bernardino Orsi. Critici e storici dell’arte, nell’arco di oltre vent’anni, hanno infatti dato vita a diversi tentativi di identificazione dell’autore.

Il graduale e non semplice processo di attribuzione della paternità ha dato vita a una serie di confronti con altri dipinti dai medesimi caratteri stilistici, appartenenti a note collezioni pubbliche e private. Le indagini diagnostiche, che hanno accompagnato tra il 2005 e il 2006 il restauro della pala, hanno messo in luce il disegno sottostante e rivelato peculiari aspetti tecnici. Gli studi avevano già spinto a ipotizzare che l’autore del dipinto potesse essere un artista attivo tra Parma e Reggio Emilia, ma nessun indizio aveva finora consentito l’individuazione del luogo originario di destinazione e del committente della pala in esame.

La prossimità tra l’opera e il realismo plastico dello scultore Guido Mazzoni ha portato anche ad esporla, nel 2009, alla mostra “Emozioni in terracotta. Guido Mazzoni e Antonio Begarelli: sculture del Rinascimento emiliano”. Gli storici Angelo Mazza e Antonio Buitoni hanno presentato le recenti scoperte in una conferenza pubblica che si è svolta ieri, domenica 24 febbraio, ai Musei civici.

 

 

 
















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