Ieri il consiglio comunale di Modena si è pronunciato contro l’art.18, così come Bersani parlando al Wall Street Journal ha detto che “l’art.18 è un capitolo chiuso”. Ma noi quel capitolo lo vogliamo riaprire!
É quanto esce dal voto che ha unito tutto il consiglio comunale di Modena (con la sola eccezione del voto favorevole di Garagnani, Pd e l’astensione di Celloni MpA) nel bocciare la mozione presentata da Federico Ricci (Sinistra per Modena) a sostegno della campagna referendaria in difesa dell’art.18, così come modificato dal Ministro Fornero, e per abrogare le norme introdotte da Berlusconi che smantellano il contratto nazionale di lavoro.
Un voto ideologico che sostiene l’obiettivo del governo Monti di smontare uno alla volta i diritti dei lavoratori. Le motivazioni della bocciatura della mozione di Federico Ricci sono quelle di sempre mai supportate da dati: ci spiegano che l’art.18 è un freno alla crescita e che cancellandolo sarebbero cresciuti gli investimenti e l’occupazione. Peccato che il governo Monti con il sostegno di Bersani, Berlusconi e Casini sta infilando uno dopo l’altro record economici negativi come mai nessun governo prima era riuscito a fare. La disoccupazione ha raggiunto quota 10,8%, quella giovanile il 39,3%, il debito pubblico è cresciuto fino al 126% del PIL, e il paese è più povero e in piena recessione.
Quello che non dicono è che l’art.18 non ha nulla a che vedere con la creazione di occupazione, in quanto prevedeva la reintegrazione sul posto di lavoro del lavoratore licenziato ingiustamente. È quindi evidente che togliendo quella norma si garantisce alle imprese la totale libertà di licenziamento da parte dei datori di lavoro in ogni azienda, grande o piccola che sia, indebolendo e lasciando solo il lavoratore di fronte all’azienda.
Ringraziamo il consigliere comunale Federico Ricci per aver portato in aula la mozione e aver fatto discutere di lavoro i consiglieri facendo emergere posizioni che non avremmo voluto vedere.
Questo voto non ci stupisce, è la fotografia delle forze politiche che governano questo Paese come fosse il cda di una banca in cui tutto, compreso i diritti e i salari dei lavoratori, è sacrificabile sull’altare del profitto per i soliti noti.
Noi non ci stiamo e con altre forze politiche e sindacali proseguiamo nella raccolta firme per andare a referendum e riprenderci i diritti che ieri Berlusconi e oggi Monti ci hanno tolto. Ricordiamo ai cittadini che mancano poche settimane per firmare i referendum e che possono farlo ai nostri banchetti o negli uffici demografici dei Comuni.
(Stefano Lugli – Segretario provinciale PRC Modena)