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Reggio Emilia: uscire dalla crisi si può, ma dimenticando il ‘piccolo è bello’

Il tramonto del “piccolo è bello”, slogan lanciato negli anni Settanta dal distretto delle pmi modenesi, è stato ribadito ufficialmente questa mattina ai Centri per l’impiego della Provincia di Reggio Emilia, nel corso dell’interessante (e affollato) momento di confronto tra mondi dell’impresa, della formazione e dei servizi per il lavoro promosso dal vicepresidente Pierluigi Saccardi.

Dopo che, già negli anni Ottanta, l’allora presidente dell’Associazione industriale Luigi Slanzi aveva corretto lo slogan “preso in prestito” dai cugini modenesi dal filoso ed economista tedesco Ernst Friedrich Schumacher mutuandolo in “piccolo è bello, ma non più da soli”, stamattina lo stesso successore di Slanzi, Stefano Landi, ed Elisa Valeriani, ricercatrice dell’università degli Studi di Modena e Reggio (Facoltà di Scienze della comunicazione – Economia) nonché neopresidente di Ervet, hanno ribadito il concetto. “Il piccolo è bello segna un po’ il passo, non a caso da un paio d’anni stiamo spingendo al massimo la nuova organizzazione a rete di impresa per favorire le collaborazioni tra pmi, colonna vertebrale del nostro sistema”, ha detto l’attuale presidente degli Industriali reggiani, mentre per Elisa Valeriani “il piccolo è bello va ripensato in maniera radicale, perché senza reti molto forti questo sistema rischia di soffocare”.

E’ stata la stessa ricercatrice dell’Università – dopo che il vicepresidente Pierluigi Saccardi ha ricordato “tutti gli strumenti che la Provincia di Reggio sta attuando per fronteggiare la crisi, a sostegno tanto delle imprese quanto dei lavoratori e delle loro famiglia, a partire proprio dai servizi garantiti dai Centri per l’impiego anche sul fronte della formazione professionale quale strumento di accompagnamento al lavoro” – ad aprire la mattinata con una panoramica sul contesto economico locale. “Contesto che evidenzia una forte caratterizzazione produttiva nell’ambito della filiera meccanica e della moda, ma che rispetto al sistema regionale sconta una minor specializzazione nell’ambito di ampi settori dei servizi”, ha detto Elisa Valeriani.

L’export continua a tirare – Reggio Emilia con 8,3 miliardi di esportazioni nel 2011 si colloca al terzo posto in regione, dopo Bologna e Modena, e presenta una bilancia commerciale in attivo per 4,7 miliardi (secondo saldo netto più consistente dopo Modena) – ma se a livello regionale nel 2011 si è tornati sopra i valori pre-crisi del 2008 (+0,9%), Reggio si colloca leggermente sotto la media regionale (-1,3% dal 2008 al 2011). Anche perché, e questo è un punto di debolezza del sistema reggiano, il nostro export “è molto concentrato su un’Europa oggi in recessione e poco sui Paesi emergenti a partire dai Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) , oltre a perdere quote sul mercato statunitense”, ha aggiunto.

Sul fronte dell’occupazione, dopo esseri stati a lungo una provincia estremamente virtuosa, tanto da raggiungere tassi occupazionali tra i più alti d’Italia, dal 2008 la situazione è drasticamente cambiata (“al 30 settembre i disoccupati in provincia erano 26.367 , in aumento del 6,7% rispetto a un anno prima”, ha ricordato Saccardi).

Come uscire, allora, dalla crisi? “Puntando di più sulle produzioni ad alto valore aggiunto, investendo su ricerca e sviluppo, collaborando di più con i laboratori universitari”, ha detto Valeriani. E dedicando maggiore attenzione al settore dei servizi, oggi un po’ troppo trascurato, “perché gli imprenditori reggiani sono bravi, ma non sempre abbastanza lungimiranti”. Se nella green economy andiamo bene – Reggio è seconda (insieme a Modena e dopo Bologna) per numerosità di aziende (14,9% del totale regionale), in particolare nella bioedilizia (ben il 41,9% del totale delle aziende green regionali in questo settore) – qualcosa di più si può e si deve fare nel settore cultura&creatività che, insieme ai servizi alla persona (salute, cura, benessere), rappresenta il terzo macro-ambito di crescita/sviluppo nei Paesi avanzati e non solo. Qui Reggio Emilia con 7.534 addetti totali si colloca dietro le province di Bologna (23.215), Modena (12.334) e Parma (7.711) e poca sopra Rimini (7.359), grazie in particolare a una specializzazione nelle produzioni musicali (per la presenza di alcuni studi di registrazione) e alla numerosità di addetti nei diversi segmenti del design, nelle lavorazioni legate alla stampa e nel cinema-audiovisivo (siamo secondi solo a Bologna). “Cultura, creatività e innovazione – ha concluso la presidente di Ervet – sono dunque i tre ingredienti chiave e sinergici della competitività, come risposta a competizione globale e all’evoluzione della domanda dei consumatori”.

Un concetto, ripreso anche dal presidente degli Industriali Stefano Landi, per il quale “le tre regole per competere sono… innovare, innovare e innovare: più e meglio degli altri”. “Dobbiamo rimettere al centro dell’impresa l’individuo, dopo che negli anni Settanta e Ottanta si è puntato troppo sulla robotizzazione spinta e sulle catene di montaggio – ha spiegato – Per questo è fondamentale che mondo dell’impresa e mondo della formazione stiano, come questa mattina, molto vicini: troppo spesso non troviamo le competenze di cui abbiamo bisogno, anche perché la nostra scuola non sempre è in grado di preparare i ragazzi, abbiamo insomma bisogno di ritrovare una cultura tecnica…”.

La mattinata si è quindi conclusa con le testimonianze di Roberto Manini di Finpolo, Stefania Sassi di Bmr e Alberto Ragazzi di Veroni ed un focus-group sulla formazione professionale coordinato da Alessandro Sacchi.
















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