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Unione universitaria su spending review

Con le nuove norme fissate nella Spending review approvata ieri alla Camera, abbiamo finalmente il quadro definitivo: il Governo dichiara di non voler più investire risorse in Università pubblica (dove già paghiamo le terze tasse più alte d’Europa), decidendo di non voler risolvere il problema dell’aumento fuorilegge della tassazione universitaria ma, ancor peggio, di volerlo giustificare modificando artificiosamente i termini del rapporto del 20% (che era calcolato in base al rapporto tra la contribuzione studentesca e il Fondo di finanziamento ordinario), come ammette lo stesso Rettore Aldo Tomasi alla “Gazzetta di Modena” del 1° Agosto, «L’Unimore, come la maggior parte degli atenei italiani, ha già superato la soglia del 20%. L’aumento delle tasse è purtroppo una via obbligata, a meno che il Governo non faccia retromarcia sui tagli».

Ma di tornare a investire in Università pubblica proprio non ci pensano. Allora hanno trovato lo stratagemma per rendere legale quello che fino a ieri era illegale.

Nel famoso rapporto del 20%, infatti, non verranno più considerate le tasse studentesche nella loro totalità, ma dalla voce “contribuzione studentesca” sono esclusi gli “importi” pagati dagli studenti fuoricorso.

Questo vuol dire che saranno considerati meno contributi studenteschi ai fini del computo del 20%, riducendo perciò il numeratore del rapporto.

Riducendo il numeratore di un rapporto inevitabilmente questo si riduce. Il famoso limite del 20% verrà quindi ridotto in questo modo artificioso in tutti gli Atenei italiani e in particolare a Modena e Reggio Emilia il rapporto passerà magicamente dal 28% attuale al 20,02%, portandosi di fatto vicinissimo al limite consentito dalla Legge, pur rimanendo ancora leggermente al di sopra.

Ma ricordiamo che il tetto del 20% non sarà più vincolante e quindi se alcuni Atenei -come Modena e Reggio – si trovassero lo stesso ancora oltre il limite, questi potranno con facili manovre di bilancio tranquillamente sforare il limite perché questo è consentito aumentando la voce ‘borse di studio e servizi agli studenti’.

Il Ministro Profumo etichetta i fuori corso come un peso per l’Università italiana, senza approfondire le motivazione che oggi in Italia portano uno studente a rimanere fuori corso, ovvero che quasi il 50% degli studenti italiani lavora per mantenersi agli studi, perchè l’Italia è l’ultimo Paese europeo per investimenti in diritto allo studio. Quello è il vero problema, non si tratta assolutamente di un fenomeno culturale, si tratta di un fenomeno sociale.

D’ora in avanti, quindi, sarà del tutto inutile fare ricorso al Tar, vengono legalizzate tasse universitarie fino a ieri fuorilegge e le tasse potranno aumentare con più tranquillità rispetto a prima, soprattutto per i fuoricorso.

(Cristiano Di Gioia e Riccardo Giovanardi – Associazione Unione universitaria Modena)
















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